In Italia operano circa 6.000 frantoi. Oltre il 50% è dislocato nelle regioni del Mezzogiorno dove si produce il 77% della produzione olivicola nazionale. Al primo posto la Puglia con 1.151 impianti, seguita dalla Calabria con 1.093 frantoi. Seguono la Sicilia (692), la Campania (526) e l'Abruzzo (469).
La nuova Ocm per il settore dell'olio di oliva impone un cambio di rotta anche per le imprese di trasformazione e la semplificazione dettata dal disaccoppiamento dell'aiuto, introdotta dalla riforma dell'Ocm dell'olio di oliva, ha liberato i frantoi da una serie di adempimenti generati dalla gestione degli aiuti".
Secondo il presidente dell'Unaprol Nicola Ruggiero, "i frantoi assumono un ruolo di primo piano nell'ambito del monitoraggio dell'offerta disponibile, dei flussi e dei canali di commercializzazione dell'olio di oliva. Grazie a questa iniziativa progettuale - ha aggiunto Ruggiero - si potrà completare il quadro dei flussi dell'olio di oliva in Italia ottenendo così una fotografia reale della situazione attuale del settore dell'olio di oliva in merito alla produzione e confezionamento e sarà inoltre possibile ricostruire scenari e dinamiche di mercato".
Il 45,03% degli impianti ha una capacità di lavorazione delle olive, in otto ore, da 40 a 100 quintali. Il 27% da 100 a 250 quintali. Solo il 6,04% dei frantoi è in grado di lavorare nelle otto ore oltre 250 quintali, mentre è del 5,6% la percentuale dei frantoi che hanno capacità fino a 20 quintali e del 16,33% quella degli impianti in grado di trasformare, sempre nelle otto ore, una quantità di olive tra i 20 ed i 40 quintali.
Tra gli scopi sociali, l'Unione Frantoiani d'Italia prevede la informatizzazione della contabilità di magazzino, la promozione, la diffusione di sistemi, tecniche e metodi innovativi finalizzati alla sicurezza del lavoro, alle condizioni ambientali, a progetti di ricerca e sperimentazione in materia di reflui della lavorazione, nonché al loro riutilizzo e valorizzazione a fini energetici.
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