Salvo clamorose sorprese, oggi l’Ue, nella plenaria di Strasburgo darà il via libera all’accordo con la Tunisia, che consentirà al Paese Nordafricano di esportare nell’Unione 35.000 tonnellate di olio di oliva a dazio zero all’anno, per il 2016 ed il 2015, che si aggiungono così alle 56.700 già previste da un precedente accordo Tunisia-Ue. Una misura che, ovviamente, non piace agli agricoltori italiani. Coldiretti in testa, che oggi ha radunato in protesta i suoi iscritti a Catania, in Sicilia, seconda regione produttrice di olio di oliva in Italia dopo la Puglia, in un settore “strategico del made in Italy con 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate”, dice l’organizzazione agricola.
“Dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili, è un errore l’accesso temporaneo supplementare sul mercato dell’Unione di 35.000 tonnellate di olio d’oliva tunisino” ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
“Anche se sono rilevanti i miglioramenti apportati grazie all’azione del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e degli Europarlamentari, il rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale - spiega la Coldiretti - è il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. Diventa dunque ancora più urgente - continua Moncalvo - arrivare all’attuazione completa delle norme già varate con la legge salva olio “Mongiello”, la n. 9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata”.
Sotto accusa - sostiene la Coldiretti, è la mancanza di trasparenza, “nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è pero’ quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. I consumatori - precisa la Coldiretti - dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente”.
“L’accordo peraltro - conclude la Coldiretti - rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori, anche perché corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale del paese africano”.
Un accordo che non piace, insomma, ma c’è anche chi sottolinea che poteva andare peggio, come spiega Paolo Decastro, coordinatore della Commissione Agricoltura S&D al Parlamento Ue: “con il nostro lavoro siamo almeno riusciti ad ottenere l’obbligo di tracciabilità dell’olio tunisino, il divieto di proroga oltre due anni previsti, e una valutazione a medio termine dell’esecutivo Ue, per verificare eventuali danni ai produttori europei. In più abbiamo incontrato il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, che ha preso l’impegno di lavorare per la suddivisione mensile del contingente extra, quando la Commissione europea si occuperà del regolamento attuativo”.
Ma quella sull’olio non è una partita esclusivamente commerciale, come ha spiegato la stessa Mogherini: “si è scelta la risposta più efficace per la Tunisia e di minore impatto sull’economia europea e anche italiana - ha sottolineato l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea - la motivazione principale di questo provvedimento è sostenere la democrazia tunisina in un momento difficile. La stabilità della Tunisia è interesse dell’Europa intera, a partire dall’Italia, considerando che le coste del Paese si trovano a meno di 200 km dalla Sicilia”.
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