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OLTRE CENTO TIPI DI PESTICIDI NEL 31% DELLE ACQUE ITALIANE. È IL RISULTATO DEL “MONITORAGGIO NAZIONALE DEI PESTICIDI NELLE ACQUE” REALIZZATO DALL’ISPRA

Il rapporto “Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque”, realizzato dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, è impietoso: il 31% delle acque di superficie, in Italia, presentano concentrazioni di pesticidi superiori ai limiti prescritti. Fungicidi, insetticidi ed erbicidi sono le sostanze più rilevate dalla rete di controllo ambientale dell’Ispra, provenienti da trattamenti chimici impiegati nel comparto agricolo, che in Italia impiega oltre 300 diverse sostanze, per un quantitativo pari a 150.000 tonnellate all’anno. E di grande varietà, dal momento che sono 118 i diversi tipi di pesticidi segnalati dai rilevamenti. Si tratta di sostanze alle quali l’uomo può essere esposto, dal momento che le acque potabili attingono spesso agli stessi corpi idrici di quelle cosiddette “ambientali”, quelle cioè finalizzate alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici, sottoposte appunto alla rete di controllo. Da considerare che la copertura del territorio nazionale da parte del sistema di controllo non è completa, e che il monitoraggio è più efficace al nord, mentre al centro-sud è spesso limitato a poche sostanze e, pertanto, poco rappresentativo. All’utilizzo ancora troppo diffuso di sostanze antiparassitarie va aggiunta anche la forte persistenza, nel suolo, di agenti chimici utilizzati in passato ed oggi proibiti.

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