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OLTRE LA META’ DEGLI ITALIANO NON CONOSCE GLI OLII EXTRAVERGINE DI OLIVA A DENOMINAZIONE E SUGLI SCAFFALI DELLA GDO LE ETICHETTE GENERICHE PREVALGONO SU DOP E IGP

Più della metà degli italiani non conosce gli olii extravergini di oliva a denominazione e nelle catene della grande distribuzione prevalgono i prodotti generici; quelli Dop e Igp occupano solo il 10% dello scaffale ed hanno un prezzo medio quasi doppio rispetto agli altri: sono i principali risultati di un’analisi Ismea in un convegno organizzato da Fedagri-Confcooperative sugli olii Dop e Igp nella Gdo a Sol, il salone internazionale dell’olio extravergine di qualità.
Come succede anche per altri prodotti agroalimentari, i consumatori spesso non sono in grado di percepire il “surplus” qualitativo che è alla base del differenziale di prezzo. La grande varietà di confezioni presenti, l’ampio range di prezzo (accompagnato al frequente ricorso a offerte speciali), un lessico tanto fantasioso quanto confuso e una scarsa razionalità nella esposizione contribuiscono a falsare la percezione della reale qualità dei prodotti. Del resto, la loro notorietà è bassissima: secondo una ricerca Ismea più della metà degli italiani non conosce il nome di alcun olio italiano a denominazione d’origine Dop (Denominazione d’origine protetta) o Igp (Indicazione Geografica protetta). I più noti comunque risultano essere l’olio Toscano Igp, il Riviera Ligure Dop e il Terra di Bari Dop. Inevitabilmente, alla luce di questi dati, gli olii extravergine Dop e Igp finiscono per avere come sbocco commerciale prevalente quello del mercato locale.
“Da un lato le imprese produttrici di olii di qualità non riescono a fornire volumi sufficienti alla grande distribuzione dall’altro, anche quando questi oli arrivano sugli scaffali, i consumatori non riescono - spiega Santo Ingrosso, presidente del settore oleario di Fedagri-Confcooperative - a coglierne le caratteristiche qualitative superiori. La specificità degli extravergine italiano va resa più riconoscibile, attraverso strumenti informativi concreti e coerenti.

I numeri del settore: Italia e Spagna a confronto
- Italia
La produzione di olio italiana è estremamente frammentata: 775 mila aziende, per una superficie totale di 1,1 milioni di ettari e una superficie media aziendale di 1,4 ettari. In Italia si producono complessivamente 600.000 tonnellate di olio, che per oltre l’80% è concentrata al sud. Sono 300 le cultivar esistenti. Il comparto di prima trasformazione è composto da circa 5.000 frantoi e una seconda trasformazione con 200 imprese di imbottigliamento e commercializzazione.
- Spagna
La Spagna è il paese leader nel settore: 2,5 milioni di ettari, 1.707 frantoi, concentrati per il 47% concentrati in Andalusia (principale bacino produttivo). 1 milione di tonnellate la produzione complessiva di olio, 1.644 industrie imbottigliatrici e 23 raffinerie. La Spagna è forte di una consolidata olivicoltura di tipo industriale, che punta ai grandi volumi con qualità standard, veicolati attraverso gli importanti marchi internazionali acquisiti, italiani in primo luogo.

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