Normalità, sicurezza e inclusione a tavola: sono i valori che emergono con chiarezza dallo studio, promosso da Nutrifree, brand di riferimento nel mondo del “free from”, nel “Mese della Celiachia” (a maggio). Un’indagine, condotta con la collaborazione di Personalive, una società di ricerche di mercato, su oltre 3.000 persone - tra celiaci, intolleranti e caregiver - che, con il supporto della dottoressa Lara Pelagotti, psicologa e psicoterapeuta, ha portato alla nascita del Manifesto dell’“Orgoglio Free”, un progetto valoriale capace di andare oltre la patologia, mettendo al centro le persone, le relazioni e il loro vissuto emotivo.
Lontano dall’idea di rinuncia o limitazione, il Manifesto propone una visione positiva, inclusiva e consapevole del “senza”, trasformandolo in una scelta di libertà, gusto e benessere. “Le marche hanno un importante ruolo sociale, nel sostenere le persone che soffrono di celiachia o intolleranze alimentari e nell’offrire una rappresentazione diversa, che sia da stimolo ad un ritrovato benessere ed equilibrio con sé stessi e con i propri familiari ed amici, incoraggiando le persone a fare sistema e a riscoprire il potere della condivisione e del supporto reciproco - commenta Francesca Carpita, Corporate Communication Manager Morato Group, leader della panificazione industriale - l’“Orgoglio Free” non è solo uno slogan, ma il simbolo di un cambiamento culturale. Chi vive gluten free non chiede eccezioni, ma rispetto e normalità. Nutrifree è orgogliosa di dare voce a una comunità che ogni giorno trasforma la sfida in consapevolezza.”
“Alla scoperta della diagnosi - fa notare NutriFree - il 60% dei celiaci e il 74% dei caregiver dichiara di aver provato ansia, preoccupazione, confusione. Eppure, già dopo il primo anno, la situazione cambia radicalmente tanto che l’81% dei celiaci non prova più paura, il 68% ha fiducia in sé stesso, e ben l’88% non prova vergogna”. Accanto a questi segnali di adattamento positivo, dall’analisi emerge un dato particolarmente significativo: il 59% dei celiaci afferma di aver affrontato il momento con forza, un dato che racconta qualcosa di più profondo della semplice resilienza. “Questa “forza” può essere interpretata come una forma di agentività: la capacità di padroneggiare la propria condizione, affrontando attivamente ciò che accade anziché subirlo. L’agentività è la capacità di una persona esercitare il controllo sulle proprie azioni ed influenzare l’ambiente con queste. Ecco perché è un passaggio chiave nella costruzione dell’autostima personale, soprattutto in contesti di malattia cronica”, spiega la psicologa e psicoterapeuta Lara Pelagotti.
L’indagine rivela, inoltre, quanto il supporto relazionale sia un pilastro nel vissuto gluten free, tanto che l’88% dei caregiver parla con orgoglio della propria esperienza al fianco di un familiare o partner celiaco, il 65% si sente orgoglioso del supporto offerto, e l’82% dichiara di essere cresciuto personalmente. Anche tra i pazienti, il 54% parla con orgoglio della propria dieta e l’81% si confronta nei forum e sui social. “La connessione sociale è un fattore protettivo. Nei disturbi cronici, sentirsi sostenuti e compresi riduce il rischio di isolamento, allevia ansia e insicurezze, rafforza l’identità. E anche chi offre supporto evolve: si crea una dinamica di scambio, riconoscimento reciproco e senso di appartenenza.”, aggiunge la dottoressa Pelagotti. “A raccontarlo sono anche le parole di chi lo vive ogni giorno, come alcune testimonianze raccolte nell’indagine: “Molti mi dicevano “io non ce la farei”, e invece io ce la faccio. E con orgoglio”; “Quando dico a qualcuno che sono celiaco ogni tanto mi rispondono “ah mi dispiace”. Lì sono orgoglioso di dirgli che non ha senso dispiacersi, perché faccio una vita normalissima e serena”. Il vissuto positivo non elimina del tutto le difficoltà - continua l’indagine - soprattutto nei contesti esterni: il 55% dei celiaci prova ansia quando mangia fuori casa, il 77% si infastidisce se viene trattato con sufficienza da baristi o ristoratori”.
“Laddove manca comprensione, conoscenza, ascolto e rispetto, riemerge la vulnerabilità. Frasi sminuenti o atteggiamenti superficiali non sono solo fastidiosi, ma possono riattivare il senso di esclusione. Per questo è fondamentale lavorare non solo sul vissuto individuale, ma sul contesto sociale”, osserva la psicologa e psicoterapeuta Lara Pelagotti. Ancora oggi - continua Nutrifree - circolano luoghi comuni che banalizzano la celiachia: “È solo una moda” (52%), “Un po’ di glutine non fa male” (65%), “Basta evitarlo e sei a posto”. Di fronte a questi atteggiamenti, il 77% si dichiara infastidito da questi stereotipi, mentre il 52% prova a fornire spiegazioni corrette a chi li pronuncia. “A partire da settembre 2025, Nutrifree porterà l’“Orgoglio Free” anche on the road, con un truck itinerante presente in festival e manifestazioni in tutta Italia, per trasformare la narrazione in esperienza concreta e incontro reale”, afferma l’azienda che si occupa di offrire una vasta gamma di prodotti senza glutine. “Contrastare questi falsi miti è parte essenziale del lavoro culturale da fare. Campagne come questa aiutano a restituire dignità e complessità a chi vive gluten free, riducendo il rischio di stereotipi e promuovendo una narrazione più equa e consapevole”, afferma la dottoressa Pelagotti.
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