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OSTRICHE & CHAMPAGNE - BINOMIO NON PIU’ SOLO FRANCESE: A MANFREDONIA NASCE SPECIE AUTOCTONA. INTERESSE DALLA FRANCIA

Ostriche e champagne, un binomio che non sembra più solo francese e che ora l’Italia potrebbe sfatare. Complice, forse, la misteriosa malattia che in Francia sta decimando gli allevamenti di giovani ostriche sulle coste dal nord al sud del Paese, in Italia, arriva l’Ostrea Edulis. La specie di ostrica autoctona del nostro mare, che dalla Puglia sta conquistando i mercati ittici e che in autunno debutterà in Francia, senza avere nulla da invidiare alla “cugina” d’Oltralpe.

E’ a Manfredonia il più grande impianto di allevamento del Mediterraneo, l’unico a commercializzare il mollusco “made in Italy”; le prime vendite sono iniziate a marzo 2008, con un tempismo perfetto visto che in Francia, da cui l’Italia importa il 90% di ostriche, la malattia sta decimando gli allevamenti con perdite tra il 40% e il 100%. Sulla specie francese, la “Cassostrea Gigas”, importata però dal Portogallo, il mollusco “made in Italy” ha la valva superiore piatta e squamosa, con una carne meno polposa e grassa; quanto al sapore, basti sapere che abbinato alle migliori bollicine italiane in tanti eventi del mondo del wine & food.

L’impianto pugliese, realizzato nel 2007, aderente a Federcoopesca-Confcooperative, è costituito da 20 filari da 1.000 metri ciascuno, con un’attuale capacità di produzione di 1.200 quintali, che a regime diventerà di 10.000 quintali. Quanto al prezzo al dettaglio, si va dai 7 ai 14 euro al kg; il periodo di consumo consigliato è da settembre ad aprile. L’allevamento parte dalla raccolta di ostriche di poche settimane nei banchi naturali della costa pugliese, selezionate e suddivise per pezzature omogenee e mantenute per un anno prima di raggiungere la taglia commerciabile. La tecnica prevede l’impiego di ceste di rete a 10 piani, attaccate ad un trave orizzontale mantenuto attraverso dei galleggianti a 3 metri di profondità; vengono allevate con tempi di crescita assai più rapidi rispetto alle francesi, per la temperatura dell’acqua più elevata e la mancanza dell’effetto marea che ne rallenta lo sviluppo.
Tutti particolari che non sono sfuggiti ai cugini d’Oltralpe, che hanno fatto un accordo con l’allevamento di Manfredonia per importare il prodotto nazionale, in modo da soddisfare la domanda in tutto il periodo dell’anno. E ben vengano anche le ostriche a “chilometro zero” allevate in Italia. Il primo impianto avviato una decina di anni fa si trova in Toscana e oggi sfiora i 2 milioni, pari a 15.000 quintali. Il suo successo sta proprio nella freschezza garantita di un prodotto che nel giro di poche ore passa dalla gabbia alla tavola, contro i 5 giorni di viaggio per quello di importazione. Anche in questo caso, la crescita dell’ostrica, il cui seme arriva dalla Francia, è assai rapida e sembra interessare il mercato d’Oltralpe.

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