02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Papa Francesco a tutto campo sull’agricoltura: “un paradosso” non considerarlo un settore economico primario, ma dominato dal primato degli affari che rende “la solidarietà insufficiente”. E gli agricoltori non perdano “il rapporto con la natura”

“Viviamo il paradosso di un’agricoltura non più considerata settore primario dell'economia, ma che mantiene una evidente rilevanza nelle politiche di sviluppo, negli squilibri della sicurezza alimentare come pure nella vita delle comunità rurali”. Questa è solo una delle molte dichiarazioni di Sua Santità Papa Francesco quando ha ricevuto in udienza l’Associazione Rurale Cattolica Internazionale. Il Santo Padre si è infatti soffermato a lungo sull’agricoltura, sul suo ruolo nella società e nell’economia globale e sul suo contribuire a mantenere un rapporto tra uomo e natura - purché venga depurata da molte storture che la rendono inefficiente in questi suoi compiti.
“In alcune aree geografiche”, ha sottolineato il Pontefice, “lo sviluppo agricolo resta la principale risposta possibile alla povertà e alla scarsità di cibo. Questo però significa rimediare alla carenza degli apparati istituzionali, all’iniqua acquisizione di terre la cui produzione è sottratta ai legittimi beneficiari, ad ingiusti metodi speculativi o alla mancanza di politiche specifiche, nazionali e internazionali”. Il cibo come pura merce, insomma, ingenera secondo Papa Francesco un meccanismo perverso, dominato da una logica puramente economica: “Guardando il mondo rurale oggi, emerge il primato della dimensione del mercato, che orienta azioni e decisioni. Gli affari, anzitutto! Anche a costo di sacrificare i ritmi della vita agricola, con i suoi momenti di lavoro e di tempo libero, del riposo settimanale e della cura della famiglia. Per quanti vivono la realtà rurale questo significa - ha aggiunto Sua Santità - constatare che lo sviluppo non è uguale per tutti, come se la vita delle comunità dei campi avesse un valore più basso. La stessa solidarietà, largamente invocata come rimedio, è insufficiente se non è accompagnata dalla giustizia nell’attribuzione delle terre, nei salari agricoli o nell’accesso al mercato. Per i piccoli contadini la partecipazione alle decisioni resta lontana, per l’assenza delle istituzioni locali e la mancanza di regole certe che riconoscano come valori l’onestà, la correttezza e soprattutto la lealtà”.
Valori da mantenere, e da tutelare, nel quadro di uno scopo più ampio, e forse vitale, ovvero il mantenimento di un rapporto con la natura che, se non fosse per il mondo agricolo, si sarebbe forse già irrimediabilmente compromesso. Secondo Papa Francesco, infatti, è necessario “che non si perda questo rapporto con la natura, con il creato”, per poi concludere l’udienza con l’Associazione Rurale Cattolica Internazionale con un aneddoto personale. “Ho avuto - ha raccontato - un colloquio con un contadino e mi raccontava come potava le olive. Un contadino semplice, e quando mi raccontava il modo di come faceva, ho visto tenerezza, aveva un rapporto con la natura come se fosse il papà”. Parlando invece del modello di “agribusiness” il Papa ne ha evidenziato i rischi: “Quando vediamo le cosiddette malattie rare, che non si sa da dove vengono, dobbiamo pensare”, ha ammonito, elencando tra le criticità anche “perdite e sprechi nella produzione, ma anche l’incauto ricorso a tecniche che, in nome di un abbondante raccolto, possono eliminare la varietà delle specie e la ricchezza della biodiversità”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli