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PASQUA - UOVA: DA DOMANI L'ETICHETTA SU 300 MILIONI DI GUSCI

Una delle sorprese della Pasqua che sta per arrivare saranno le nuove etichette sulle uova di gallina, che a partire da domani dovranno essere ben leggibili sui gusci. Una novità di rilievo, anche in vista dei 300 milioni di uova che - stima la Coldiretti - saranno consumate nella settimana di Pasqua per uso industriale e artigianale, o anche per consumo diretto o per decorazioni pasquali.

Semplice la “lettura”dell’etichetta: il primo numero consentirà di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indicherà lo Stato in cui è stato deposto (ad esempio IT per Italia), un’altra sigla fornirà le indicazioni relative al codice Istat del Comune e della Provincia, ed infine un ultimo codice fornirà indicazioni sull’allevatore.

“La novità - sottolinea la Coldiretti - è interessante perché entra in vigore in un periodo in cui tradizionalmente si registra la più alta domanda di uova dell'anno. Non a caso, “il nuovo sistema di etichettatura e marchiatura delle uova con l’obbligo di indicare la provenienza e il metodo di allevamento è stato adottato per garantire la trasparenza nel percorso dal pollaio alla tavola e consentire acquisti consapevoli ai consumatori”. In termini più generali, osserva l’organizzazione agricola, “la nuova normativa comunitaria sulle uova con “pedigree” rappresenta un importante passo avanti per rispondere alla domanda di trasparenza di imprese e consumatori che chiedono di poter conoscere l’origine degli alimenti acquistati, soprattutto di fronte ai recenti scandali alimentari”.

Questo provvedimento, viene osservato, va di pari passo con l’etichettatura di origine della carne bovina per far fronte alla crisi di mucca pazza e con gli obblighi di legge sull'esposizione al pubblico di cartelli con origine, varietà e categoria della frutta e verdura commercializzate. In ogni caso molto resta ancora da fare sul fronte delle informazioni ai consumatori, non a caso l’etichetta è ancora anonima per il latte, per il pollame, i conigli e la carne di maiale, come pure per l’olio extravergine di oliva, che è possibile commercializzare sotto forma di miscele di oli di origine diversa senza che ciò venga indicato in etichetta. Inoltre, rileva ancora la Coldiretti, anche per la frutta e verdura conservata e trasformata in scatola o surgelata la legge non prevede alcun obbligo di indicare l'origine in etichetta, come accade ad esempio con l'importazione di semilavorati cinesi utilizzati in concentrati e preparati al pomodoro.

Una situazione che potrebbe presto cambiare grazie alla proposta di legge popolare per “L’indicazione obbligatoria nell'etichettatura dell'origine dei prodotti alimentari”, sostenuta dalla Coldiretti e che ha raccolto il consenso di un milione di firme ed ora all'esame del Parlamento. Secondo l’ultima indagine del “Barometro dei consumatori”, effettuata da Eurisko per Indicod (27.000 imprese industriali e della distribuzione associate) il 78% dei consumatori - riferisce ancora la Coldiretti - sente il bisogno di più informazioni sull’origine degli alimenti che acquista. Tuttavia solo nel 17% dei casi è realmente possibile essere nelle condizioni di conoscere, attraverso l’etichetta, la provenienza. Nel nostro Paese vengono prodotte ogni anno quasi 13 miliardi di uova, quantità sufficiente per soddisfare la domanda del consumo nazionale che raggiunge un valore medio per abitante di 223 uova all’anno.

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