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PASTA “LACAMPOFILONE” CRESCE IN GIAPPONE E USA, CON DUE ACCORDI CON LE PIU’ IMPORTANTI CASE DI DISTRIBUZIONE ALIMENTARE DI QUALITA’. ACQUISTATA LA “AMARETTI DELLA VALLE” DAL FAMOSO IMPRENDITORE MARCHIGIANO

Piace sempre di più nel mondo la pasta all’uovo e di qualità italiana. A beneficiare del prestigio di uno dei prodotti top della nostra gastronomia è anche una piccola ma agguerrita azienda marchigiana, “La Campofilone” di Enzo Rossi (www.lacampofilone.it). Con tutte le sue specialità, ma anche con i nuovi amaretti arrivati in dote dalla “Amaretti Della Valle”, acquisita in agosto dal famoso imprenditore calzaturiero, Rossi sbarcherà in Giappone, avendo concluso un contratto triennale in esclusiva con la Yamamoto, la più grande catena locale di prodotti alimentari di fascia alta. Dall’accordo ci si attendono importanti ricavi, nel breve periodo, e da incrementare nel lungo.
Accordo analogo l’azienda marchigiana ha concluso negli Usa con la Williams Sonoma, che distribuirà i suoi prodotti dalla costa ovest quella est del Paese, in “boutique” alimentari ubicate nelle principali città americane e nei luoghi frequentati dal jet set internazionale come Beverly Hills.
Grazie ai nuovi contratti, all’acquisto della fabbrica di amaretti di Della Valle - che Rossi vuole rilanciare - e ai primi benefici dell’ingresso sul mercato inglese, dove è divenuta una delle fornitrici ufficiali della casa reale, la società chiuderà il 2007 con un aumento tra il 30 e il 40% del fatturato, salendo a 1,8 milioni di euro (19 gli addetti).

Focus - Allarme per aziende e consumatori: chi sta speculando sul prezzo mondiale del grano? Enzo Rossi: non possiamo più reggere e centinaia aziende sono a rischio chiusura
“Chi sta speculando sul grano, e sta facendo rischiare la chiusura di migliaia di imprese agroalimentari italiane ? “ L’interrogativo-denuncia è dell’imprenditore della pasta Enzo Rossi, presidente del “Consorzio del maccheroncino di Campofilone” (Ascoli Piceno) e titolare de “LaCampofilone”.
I rincari delle materie prime e principalmente del grano duro, sui mercati internazionali stanno facendo salire alle stelle i prezzi di pasta, pane e derivati, fino ad una soglia che rischia di restringere il mercato - e le possibilità di acquisto dei consumatori - a livelli ridottissimi, mettendo in ginocchio molte imprese trasformatrici.
“A settembre del 2006 il grano costava sul mercato 17 euro al quintale - ricorda Rossi - e ora, un anno dopo, siamo arrivati a 48 euro, quasi il 300 per cento in più ! Una situazione incredibile, e fuori controllo, e che forse peggiorerà ancora, dato che secondo alcune notizie che giungono dal Nord America già ad ottobre si salirà a 52 euro”.
L’imprenditore di Campofilone, che per fortuna sta reggendo la situazione attuale per aver investito per tempo nella qualità e nel valore aggiunto dato alla sua pasta all’uovo, comincia però adesso ad essere allarmato per l’accellerazione delle quotazioni che la sua materia prima principale sta raggiungendo.
“Io e molti altri trasformatori del settore non sappiamo - dichiara - fino a quando potremmo reggere una situazione del genere. Ho già dovuto fare negli ultimi mesi degli adeguamenti di prezzo ai mie maccheroncini, ma adesso sia la clientela retail, che i distributori e la grande distribuzione mi dicono che non è più possibile continuare su questa strada. Questo significa che fra breve rischiamo di non avere più i margini artigianali per operare in maniera sicura”.
Ma quali sarebbero le cause di questa corsa pazzesca del prezzo del grano duro, che solo nell’ultime mese è salito da 35 a 48 euro al quintale? “Di sicuro, anche se in parte, l’aumento è stato dovuto agli effetti della siccità - risponde il titolare de “LaCampofilone” - poi anche alla domanda forte dell’India e di altri paesi asiatici, poi forse ancora alle richieste del grano da utilizzare come biomassa per ottenere energia. Tutto giusto, ma è vero anche che tutto ciò non può giustificare aumenti del 300 per cento, e fuori controllo come quelli dell’ultimo anno, con un trend che sta proseguendo nella stessa direzione.
Chi sta speculando veramente e a livello internazionale sul grano? Perché non si fa niente e si mettono a rischio centinaia di aziende sane, migliaia di fornitori, per non parlare degli effetti su milioni di cittadini e consumatori che non possono che subire questo stato di cose?”.

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