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Pasta “melting pot”, sempre più amata anche dagli immigrati in Italia. Tanto che oggi la consuma l’83% dei “nuovi italiani” (+5% in 7 anni), grazie ai quali i consumi del piatto made in Italy continuano a tenere. Aidepi: “conquista il mondo intero”

Nel 2007 gli stranieri regolarmente residenti nel nostro paese che apprezzavano il piatto simbolo dell’eccellenza della cucina italiana erano 2 milioni e 400.000. Saliti, nel giro di meno di un decennio, a oltre 4 milioni e mezzo di persone. Apprezzata anche la pasta fresca ripiena e i sughi pronti. In 20 anni i consumi pro capite “tengono” anche grazie all’apprezzamento crescente di una fetta della popolazione pari oggi a circa il 10% del totale (che arriverà a 10 milioni di persone nel 2050). In poco più di 7 anni, quindi i “nuovi italiani” (immigrati regolari provenienti da altri Paesi) convertiti al nostro piatto nazionale, la pasta, sono praticamente raddoppiati, come rivela l’edizione n. 5 dell’Osservatorio Immigrati realizzato da Doxa per Etnocom, con una crescita in termini assoluti del +90%. Certo questa evoluzione dipende anche da una crescita strutturale della base di riferimento - in questo arco di tempo gli immigrati regolari sono arrivati a 6 milioni - ma ci troviamo indubbiamente all’interno di un percorso di crescita del gradimento che ha visto la base consumatori passare dal 79% all’83% del totale (+5%).
“Scoprire che la pasta è riuscita a conquistare così tante persone, provenienti anche da Paesi con culture alimentari diverse e distanti dalla nostra - spiega Riccardo Felicetti, presidente della Sezione pasta di Aidepi-Associazione Industriali del Dolce e della Pasta Italiani - è una ulteriore conferma della effettiva e naturale natura globale di questo prodotto. La crescita dell’export - arrivato a quota 2 miliardi di euro nel 2013, registrando un +25% negli ultimi 10 anni - è la faccia più nota della medaglia. Ora, scopriamo che la pasta italiana sta conquistando il mondo interro anche all’interno dei suoi confini nazionali. Il segreto di questo successo riscosso dalla pasta presso gli immigrati? Ha un gusto che conquista, fa bene ed è alleata del benessere , è un alimento completo e saziante, essendo anche apportatore di proteine. E, soprattutto, è accessibile a tutti”.
La pasta si conferma, dunque, saldamente al primo posto tra i generi alimentari più consumati: prima del riso e, new entry, delle verdure e dei legumi surgelati, in termini di frequenza con le sue 14,5 porzioni al mese. Viene acquistata 8 volte su 10 al supermercato, scegliendo, nel 70% dei casi, prodotti di marca. Il 45% degli immigrati mangia la pasta 4 o più volte a settimana. Il 51% da 1 a 3 volte e solo il 5% meno di 1 volta la settimana. Uno su 5 la mangia addirittura tutti i giorni. Le etnie più amanti della pasta sono, oggi, quelle che provengono dall’Est Europa (passate, in termini di peso sul totale immigrati, dal 40% del 2010 al 54% di oggi), dove i consumatori della pasta arrivano all’89%. Segue l’America Latina (86% di gradimento e circa 7% del totale), l’Africa, (80% di consumatori e 22% totale immigrati) e l’Asia (20% totale immigrati), che con il 69% di gradimento nei confronti della pasta mette oggi a segno un bel salto in avanti rispetto al 58% del 2007.
Questi dati confermano quanto emerso in una ricerca del 2010[i], nella quale la pasta figurava come l’alimento in assoluto preferito da 1 immigrato su 2 (con il 52% delle preferenze, seguita dal riso, 23,5%, e dalla carne 15,7%). Mentre alcuni alimenti sono decisamente “sgraditi”, anche per ragioni di tipo religioso e/o culturale o legati ad allergie/sensibilità particolari (come nel caso del lattosio): il pesce (23,1%), i formaggi (22,7%) e gli insaccati (15,3%), prima di ogni altro. Non sempre infatti il confronto con la nostra cultura alimentare risulta semplice e indolore.I tempi di adattamento alla nostra cucina variano da 1 (America Latina) a 6 anni Asia e Est Europa non Ue).
Oltre alla pasta secca gli immigrati dimostrano di apprezzare anche la pasta fresca ripiena (consumata dal 38% del campione, con punte del 45-49% per le provenienze dall’Est Europa e dall’America Latina, in media 1 volta la settimana) e, novità di questi ultimi tempi, i sughi pronti, scelti dal 31% dei nuovi italiani (40% per chi arriva dall’America Latina). E se la pasta ha mantenuto negli ultimi venti anni una curva di consumo costante (all’interno di un range compreso tra 25,5 e 28 kg pro capite annuo) dipende dunque anche dalla continuità di apprezzamento garantita da una fetta di popolazione pari oggi a circa il 10% del totale italiani.

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