La pasta ha vinto la sua scommessa globale: la sua produzione è aumentata di quasi il 57%, passando da 9,1 a 14,3 milioni di tonnellate. Sono 48 (+77%) i Paesi a produrne in quantità accettabili (oltre 1.000 tonnellate) - e ben 52 (erano 30 18 anni fa) quelli che ne consumano almeno 1 kg pro capite all’anno. L’Italia è ovviamente leader, sia in produzione (3,2 milioni di tonnellate davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia), che nei consumi (24 kg pro capite nel 2015, davanti a Tunisia e Venezuela), e nel 2015 ha esportato 1,8 milioni di tonnellate, il 56% della produzione, con Germania primo mercato, Emirati Arabi e Far East i più promettenti nei primi 7 mesi di un 2016 in cui nemmeno la Brexit frena l’ascesa della pasta. Senza parlare del flusso, crescente e continuo, di news, ricette, tutorial, foto e video che la riguardano, mentre gli studi sfatano il falso mito che fa ingrassare, e i ricercatori americani scoprono l’esistenza del suo gusto, l’“amidoso”. E se ancora questo non bastasse a raccontare una passione globale, secondo l’ultimo Food Trends Report (marzo 2016), la pasta è stata più ricercata su Google di carne, riso, ortaggi e frutta in Italia, Turchia, Giappone, Scandinavia, Polonia, Germania, Australia e Canada, e proprio in Usa, patria della carbofobia e delle diete iperproteiche e primo mercato extra Ue della pasta made in Italy, è tra i 5 food trends (+26% rispetto alla rilevazione precedente), con i “rigatoni” (sostenuti dalla Rigatoni pie, il timballo che fa tendenza) il formato più cliccato, davanti a tortellini, linguine, penne e fusilli. Le ricette più amate? Pasta al ragù bolognese (stabilmente al primo posto), carbonara, pasta al sugo di pomodoro, amatriciana e primavera. A rompere il monopolio della tradizione, irrompe al secondo posto delle query la pasta alla vodka, un classico della cucina “di rottura” degli anni Ottanta che vive oggi una seconda giovinezza. Sono questi numeri e tendenze del prodotto simbolo del made in Italy, aspettando, a 18 anni dalla prima edizione, il “World Pasta Day 2016”, che si celebra il 25 ottobre a Mosca, un “regalo” a 9 russi su 1-0 che mangiano spaghetti, promosso da Ipo-International Pasta Organisation, AidepiAssociazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane e Italian Trade Agency di Mosca.
La Giornata Mondiale della Pasta diventa maggiorenne: sono passati 18 anni dalla prima, storica edizione di Napoli che ha fissato la data del 25 ottobre per celebrare l’alimento simbolo della dieta mediterranea. E sarà Mosca ad ospitarla, in onore di un mercato in crescita e a ricordare l’importanza di questo Paese nella storia della pasta. Perché il mito della pasta è nato nell’Ottocento anche grazie al pregiato grano russo, che i pastai italiani di Napoli, Gragnano, Torre Annunziata e Imperia si facevano spedire via nave dal Mar Nero. E la diffusione della pasta in Russia è sorprendente: Ipo - International Pasta Organisation rivela che nel 2015 ne sono state mangiate 1.106.000 tonnellate, per un consumo pro capite di 7,8 kg annui. Secondo uno studio di Romir Monitoring, ormai la consuma il 94% della popolazione. All’ombra del Cremlino arriveranno oltre 200 tra pastai di tutto il mondo, rappresentanti della filiera, opinion leader scientifici, economici, media e blogger, con l’incontro ai fornelli tra il top chef russo Vladimir Mukhin e Davide Scabin (che ha rilanciato la cottura ecologica della pasta in pentola a pressione), mentre lo chef italiano a Mosca Valentino Bontempi preparerà una versione rivisitata delle Pennette alla vodka.
Ma c’è ancora molto da fare per un prodotto che risente ancora di una forte stagionalità (i consumi si concentrano soprattutto in estate) e che ancora oggi può capitare di trovarsi proposto come contorno. Per Riccardo Felicetti, presidente Ipo,“la prossima sfida sarà farla incontrare con la tradizione gastronomica locale”. La Russia resta un mercato strategico per la pasta italiana, la più importata nel 2015 con 29.000 tonnellate e un controvalore di 28,6 milioni di euro. Ma embargo e crisi del Rublo hanno frenato la crescita a doppia cifra degli ultimi 6 anni. Sul 2014 abbiamo esportato il 52% in meno, e anche i primi 6 mesi del 2016 confermano la caduta (-31%).“La complessa situazione geopolitica ha bruscamente interrotto la crescita del nostro export verso questo Paese - afferma Paolo Barilla, presidente Aidepi - ma noi pastai nella Russia continueremo a crederci e a investire. Ci sono ancora margini per rilanciare questo mercato e tornare a crescere”. “La pasta è da sempre un asset importante nel paniere di prodotti agroalimentari che l’Italia esporta sul mercato russo. Non a caso siamo storicamente il primo fornitore della Federazione” ricorda Pier Paolo Celeste, direttore dell’Agenzia Ice di Mosca.
Se a Mosca la pasta è una tendenza, in Italia dimostra di essere una certezza, nella produzione, ma anche nei consumi, davanti a Tunisia (16 kg pro capite), Venezuela (12 kg) e Grecia (11,2 kg). Seguono poi i Paesi in cui il consumo pro capite oscilla tra gli 8 e i 9 kg: Svizzera (9,2), Usa e Argentina (8,8 kg) tallonati da Iran e Cile (8,5 kg). Con 7,8 kg pro capite, la Russia si attesta al decimo posto. La Germania si conferma il mercato principale per gradimento di pasta tricolore, con oltre 360.000 tonnellate e un’incidenza di quasi il 20% del totale, un trend in crescita anche nel primo semestre 2016 (+2,3%). Seguono Regno Unito (257.000 tonnellate), e Francia (239.000 tonnellate). Primo mercato extra Ue, gli Usa (149.000 tonnellate con un’incidenza di 8,2% sul totale), seguiti dal Giappone (66.000 tonnellate e un peso del 3,6% sul totale). Nei primi 7 mesi 2016, i mercati più dinamici per la pasta italiana sono stati: in Asia la Corea del Sud (+20,6%) e la Cina (+16,4%), mentre si è registrato un vero e proprio boom negli Emirati Arabi Uniti (+67%). Ma ci sono anche l’exploit della Colombia (+22%) e le conferme di Usa (+7,3%) e Canada (+6,7%). Intanto in Europa la pasta italiana subisce (ma non troppo) l’effetto Brexit, registrando un -2,7% a volume in Uk.
Focus - Aidepi e Welovepasta.it: un vademecum per salvare le 7 ricette di pasta più amate e cliccate al mondo
Trovare la pasta in ogni angolo del mondo ci può far sentire a casa ovunque, ma significa anche scoprire ricette nuove, abbinamenti inaspettati o “storpiature”. Pensando all’universo dei nuovi consumatori, Aidepi e www.welovepasta.it hanno realizzato una mini guida per aiutare gli absolute beginners a preparare senza errori le ricette più famose e cliccate al mondo: pasta al pomodoro e basilico, carbonara, pasta al pesto, cacio e pepe, pasta fredda (primavera), pasta al ragù e amatriciana. Alcuni consigli: cottura risottata per legare la pasta al pomodoro, uovo e pecorino a crudo (fuori fiamma) per salvare la carbonara, la manualità del mortaio (no al frullatore) per un pesto perfetto homemade, cottura lunga almeno 3 ore e poco sale per il ragù, cottura “a secco” per la pasta fredda. E per chi vuole fare del bene al pianeta, risparmiando acqua e gas, c’è la cottura in pentola a pressione.
Focus - Coldiretti: “boom delle paste 100% italiane, con il recupero dei grani antichi storici del Belpaese. Ora impegno Premier Renzi per trasparenza in etichetta”
La vera novità del 2016 è il boom delle paste 100% italiane, dal campo alla scaffale, con il recupero dei grani antichi storici del Belpaese. Lo afferma la Coldiretti per il “Wordl Pasta Day”. Si assiste alla nascita e dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%.
Un percorso, spiega la Coldiretti, che è iniziato sotto la spinta dell’iniziativa del progetto di Filiera Agricola Italiana (Fdai) e che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione (Iper) fino ai marchi più prestigiosi (Ghigi, Valle del grano, Jolly Sgambaro, Granoro, Armando ...) fino all’annuncio dello storico marchio napoletano “Voiello”, che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà “aureo”.
Una esperienza da valorizzare come ha sottolineato al Forum della Coldiretti di Firenze lo stesso Premier Matteo Renzi che si è impegnato “a fare in modo che venga essere riconosciuta come made in Italy la pasta fatta con grano italiano che non può essere pagato come 20 anni fa”.“In Italia un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, ma il consumatore non lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta” ha affermato il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo nel sottolineare che “serve più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane”.
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