Sono 11 milioni le persone che ogni giorno in Italia consumano per necessità o per piacere un pasto o una bevanda in oltre 230.000 ristoranti, bar e mense. Complessivamente si tratta di 6 miliardi di pasti l'anno (il 14% dei pasti complessivi), di cui 2,3 miliardi nella ristorazione collettiva (mense e simili) e 3,7 miliardi nella ristorazione commerciale, cioé nei pubblici esercizi. Sono i dati che emergono da una ricerca della Cirm e di Fipe-Confcommercio, secondo cui per salvaguardare "é necessario correre ai ripari" per salvare il patrimonio enogastronomico italiano dalla sempre più frequente contraffazione estera".
La ricerca mostra un cambiamento negli stili di consumo. Ormai solo una persona su tre consuma infatti a pranzo un pasto completo; uno su due a cena. Il pasto "all'italiana" (composto di almeno tre portate) sembra ormai una scelta destinata alle occasioni speciali. Allo stesso tempo però l'alimentazione diventa anche un'occasione "cognitiva ed emozionale", con una crescente ricerca di qualità e tradizione, un valore da riscoprire per il 96% degli italiani. I piatti tipici sono "migliori" degli altri perché "più buoni e gustosi" (53% degli intervistati) e "più genuini e sicuri" (39%). Un popolo di buongustai, quello italiano, ma anche molto critico a tavola che non ama la globalizzazione.
Tuttavia la contraffazione del marchio Italia nella ristorazione è pari a quella di note griffe. Su oltre 70.000 ristoranti che nel mondo si definiscono di cucina italiana, non più di 15.000 possono dirsi autentici. Per correre rapidamente ai ripari Fipe-Confcommercio presenta quindi le sue ricette: adottare una sorta di etichette per il "ristorante tipico", il "bollino blu della ristorazione" e "ristorante italiano nel mondo".
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