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Per colmare in Italia il gap tra dotazione e capacità di conservazione, gestione e promozione del patrimonio, la Cia rilancia la candidatura degli agricoltori-custodi puntando ad estendere i progetti pilota dall’Emilia Romagna a Puglia e Basilicata

Candidare gli agricoltori a “custodi” attivi del patrimonio storico-archeologico del territorio italiano, cominciando dalla tutela dei beni culturali e paesaggistici già presenti nelle imprese agricole o situate nelle loro immediate vicinanze. È questo l’obiettivo di Turismo Verde e Cia-Confederazione italiana agricoltori, rilanciato oggi a Castellaneta (Taranto) con l’iniziativa “Coltiviamo l’arte” all’azienda Le Grotte di Sileno. Basti pensare che sono 130 i paesaggi rurali artistici censiti, che su 51 siti Unesco (l’Italia ha il record mondiale) ben la metà sono in ambito rurale e che circa il 40% del patrimonio monumentale e il 60% di quello archeologico si trova in contesti non urbani. “Già ci stiamo muovendo su questa strada intraprendendo percorsi pilota con il Segretariato dei Beni culturali della Regione Emilia Romagna e presto si potrebbe estendere anche in Puglia e Basilicata - spiega Alberto Giombetti, responsabile delle Relazioni esterne e territoriali Cia - il nostro obiettivo ultimo è quello di stipulare un protocollo d’intesa tra la Cia e il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e del Turismo”. È in quest’ottica che Turismo Verde e Cia hanno proposto oggi a Eva Degl’Innocenti, direttore del Museo nazionale archeologico del Marta di Taranto, e alla Soprintendenza della Regione Puglia, il riordino della mostra archeologica “Dioniso: vite, vini e culti in Magna Grecia” e il suo trasferimento a Matera, proclamata Capitale Europea della Cultura 2019. La mostra di Dionisio nel capoluogo lucano apporterebbe, secondo le due organizzazioni, vantaggi e opportunità a livello turistico anche alle Regioni circostanti in primis la Puglia, la Campania e la Calabria.

“Vogliamo valorizzare quello che è un patrimonio storico-monumentale dal valore e dal potenziale inestimabile - ha sottolineato Giombetti - vogliamo riaprire i siti attualmente in disuso, come chiese, torri, masserie spesso in forte stato di abbandono, rendendoli fruibili e nuovamente accessibili al pubblico”. Oggi infatti “l’Italia - ha aggiunto Giombetti - ha un oggettivo gap tra dotazione e capacità di conservazione, gestione e promozione del suo patrimonio. Per questo un ruolo fondamentale potrebbe essere affidato agli agricoltori che possono diventare le sentinelle del bello ma anche i promotori dei valori territoriali”. Nel ruolo di custodi, gli imprenditori agricoli svolgerebbero sia un ruolo di vigilanza costante che di segnalazione e manutenzione del verde circostante. Una collaborazione che sfocerebbe anche in una maggiore offerta di servizi da fornire agli stessi ospiti delle aziende agricole e degli agriturismi interessati a visite guidate in siti di particolare interesse storico-artistico.

“Da anni portiamo avanti una battaglia per riconoscere all’agricoltore il ruolo di custode. Le sfide del futuro per l’Italia sono la difesa del paesaggio, dell’ambiente e del patrimonio storico-culturale e gli agricoltori hanno pieno titolo per svolgere questo ruolo che rientra nelle attività connesse proprie della multifunzionalità - ha ribadito il vicepresidente nazionale della Cia Alessandro Mastrocinque - la Confederazione intravede all’orizzonte grandi spazi di fattibilità con vantaggi sostanziali sia in termini culturali che pratici ed economici, con siti riportati alla luce nel loro splendore, manutenuti adeguatamente, che genererebbero nuovo turismo, quindi indotto, economie e posti di lavoro”.

A Castellaneta è stato redatto un documento “ad hoc” che verrà consegnato al Governatore della Regione Michele Emiliano.

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