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Per l’apicoltura nazionale il 2016 è una delle peggiori annate degli ultimi 35 anni, con un crollo della produzione made in Italy del 70%. A dirlo l’Osservatorio Nazionale Miele ed il Consorzio Nazionale Apicoltori

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Per l’apicoltura nazionale il 2016 è una delle peggiori annate degli ultimi 35 anni

Per l’apicoltura nazionale il 2016 è una delle peggiori annate degli ultimi 35 anni, con un crollo della produzione made in Italy del 70%: per la raccolta decimata dai cambiamenti climatici e dai pesticidi, con punte di zero produzione per quello d’acacia in Piemonte e Triveneto e per quello di agrumi in Sicilia, sugli scaffali della grande distribuzione non ci sarà quest’anno sufficiente produzione italiana, molto rinomata, e quello presente avrà listini rincarati in media del 20%. E’ il grido d’allarme lanciato dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Miele (www.informamiele.it) Giancarlo Naldi e dal presidente Conapi (Consorzio Nazionale Apicoltori, http://conapi.it) Diego Pagani, in un incontro alla presenza del vice Ministro alle Politiche agricole Andrea Olivero.
Su 1,5 milioni di alveari, da Nord a Sud, colpite in particolare le due grandi produzioni, acacia e agrumi, dell’apicoltura professionale. Una situazione critica, per un settore il cui giro d’affari è stimato sui 70 milioni di euro, per far fronte alla quale Olivero ha promesso impegno per un aumento dei controlli contro le frodi e per il rifinanziamento del Progetto Beenet, la rete nazionale di monitoraggio degli alveari.
Dal 9 all’11 settembre, intanto, a Montalcino, una delle cittadine italiane con importante produzione di miele, torna la storica “Settimana del Miele”, la prima manifestazione italiana dedicata all’apicoltura, nata nel 1976.

Focus - Coldiretti: miele, invasione record dall’estero, il 20% è cinese ...

Con le importazioni dall’estero aumentate del 13% nel 2016, è invasione di miele straniero in Italia, tanto che i barattoli di prodotto cinese, ungherese e rumeno hanno superato quest’anno la produzione nazionale. Emerge da una analisi della Coldiretti, su dati Istat relativi ai primi 5 mesi 2016, diffusa nella presentazione dei risultati produttivi del settore che vedono un crollo del 70 %, soprattutto a causa dell’azzeramento del raccolto di miele d’acacia in Piemonte e Triveneto e di agrumi in Sicilia.
Se nel 2015 gli arrivi di prodotto straniero hanno raggiunto - ricorda Coldiretti - il massimo di sempre, salendo a quota 23,5 milioni di chili, il 2016 vede così aggravarsi il fenomeno, con il 20% del prodotto straniero che arriva peraltro dalla Cina, dove è consentito l’uso del polline Ogm, così come in Romania, paese che si colloca nella classifica dei principali esportatori in Italia, guidata da un’altra nazione dell’Est, l’Ungheria.
Aumenta dunque - denuncia la Coldiretti - il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità e per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta - continua la Coldiretti - deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

Il problema - rileva Coldiretti - è però che le stesse regole non valgono se il miele viene usato come ingrediente, come accade nei biscotti e negli altri dolci come, ad esempio, il torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta.
Un danno che va sanato poiché colpisce un settore, quello nazionale, che conta 50.000 apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro; per non parlare del servizio di impollinazione all’agricoltura, valutato da 3 a 3,5 miliardi di euro. La produzione media per alveare, nelle aziende apistiche professionali (sono 2.000 quelle che gestiscono più di 150 alveari) è di 33,5 kg/alveare, mentre la media nazionale generale si aggira intorno ai 17,5 kg/alveare. Per le vendite, i piccoli apicoltori si indirizzano innanzitutto verso il conferimento  - conclude Coldiretti - in cooperativa (23,6%), i privati consumatori (22,0%) e i grossisti (20,8%), mentre la restante parte viene indirizzata al piccolo dettaglio tradizionale e specializzato che assorbe il 12,7%.

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