I dati preliminari dei grandi retailer internazionali indicano un aumento del 7,8% delle vendite nel 2022, ma con un calo dei margini industriali del 6,2%. Per la Gdo italiana, invece, è attesa una crescita dei ricavi del 6,7%, con l’ebit margin in calo all’1,4% dal 2,4% del 2021. L’inflazione minaccia la tenuta della domanda, in calo del 6% a gennaio 2023, erodendo il potere di acquisto dei consumatori, nonostante per il 2023 si preveda un ulteriore incremento dei ricavi (+2,8%). La ricerca di maggiori opportunità di risparmio da parte dei consumatori spinge i prodotti a marchio del distributore (Mdd), che raggiungono vendite pari a 12,8 miliardi di euro nel 2022 (+9,4% sul 2021), e il canale dei discount, proiettati oltre il 22% del mercato (17,4% nel 2017). In calo la pressione promozionale, dal 28,3% del 2019 al 22,4% di settembre 2022, come primo argine di difesa della Gdo all’incertezza sui costi e ai problemi di approvvigionamento. Prosegue la crescita del canale online (+10% sul 2021), ma comunque fermo intorno al 3% del fatturato complessivo. La concentrazione del mercato italiano è stabile: la market share dei primi cinque retailer è pari al 57,1%, restando al di sopra di quella della Spagna (49,8%), ma lontana da Paesi Bassi (80,1%) Francia (78,4%), Gran Bretagna (75,4%) e Germania (75%). Ecco i dati più interessanti dell’Osservatorio sulla Gdo italiana e internazionale a prevalenza alimentare 2023, curato da Mediobanca, che aggrega i dati economici e finanziari di 130 aziende nazionali e dei 31 maggiori player internazionali per il periodo 2017-2021.
Le vendite degli operatori italiani hanno registrato un aumento del 3,5% rispetto al 2020 (+10,8% sul 2017), il Roi del sistema nel 2021 ha toccato il 5,5%, stabile sul 5,6% del 2020, ma superiore alla media del 2017-2019 (4,7%). Nel 2021 tutti i segmenti hanno segnato una riduzione del Roi: i discount dal 16,8% del 2020 al 14,2% del 2021, la Distribuzione Organizzata dall’8,7% al 7,6% e la Grande Distribuzione dal 4,9% al 3,6%. In miglioramento il Roi di Coop, dallo 0,2% del 2020 all’1,6% del 2021, che torna a far registrare utili dopo un triennio in perdita. Dinamica analoga per l’ebit margin: dal 2% del 2017-2019 al 2,4% del 2021 dopo aver toccato il massimo nel 2020 (2,7%). In questo caso la Distribuzione Organizzata è calata dal 3,1% del 2020 al 2,7% del 2021, la Grande Distribuzione dal 2,2% all’1,5% e i Discount dal 5% al 4,9%.
In sviluppo le dotazioni strutturali e la rete dei punti di vendita: nel 2021 gli investimenti materiali segnano un aumento del 18,7% sul 2017 (+4,4% medio annuo) con un’incidenza media sul fatturato nel periodo 2017-2021 pari al 3,4%. Accelerano i discount, con investimenti in crescita del +60,6%, e la Distribuzione Organizzata (+31,4%), in retromarcia la Grande Distribuzione (-14,1%). Brillano per vendite i retailer meridionali (+5,1% medio annuo sul 2017) mentre gli operatori del Nord-Est risultano più dinamici di quelli del Nord-Ovest (+1,9% vs +0,9%), meno sui margini (ebit margin: 1,3% vs 2,2%).
Guardando i “conti” dei singoli gruppi della Gdo, MD è campione di crescita delle vendite tra il 2017 e il 2021: +9,7% medio annuo, seguita da Lidl Italia (+8%) e Agorà (+7,6%). Seguono il discount Eurospin (+6,9%), Conad (+6,7%) e Selex (+5,2%). Nell’ultimo anno sono Agorà ed Eurospin a realizzare le migliori performance (+7,7% in entrambi i casi), davanti a Lidl Italia (+6,7%) e Finiper Canova (Iper-Unes) (+6,6%). A ridosso delle prime posizioni troviamo MD in progresso del 5,6% e Conad (+5,5%). In termini di redditività del capitale investito (Roi) primeggia Eurospin con il 18,2%, seguita da MD (15,1%) e Lidl (11,3%).
Eurospin si afferma regina di utili cumulati tra il 2017 e il 2021: 1,286 miliardi di euro, superando Esselunga (1,195 milairdi di euro), a poca distanza VéGé, a 1,078 miliardi di euro, e Selex (1,056 miliardi di euro). Carrefour ha cumulato perdite per 766 milioni di euro, Coop per 410 milioni di euro e Penny Market per 43 milioni di euro. Coop Alleanza 3.0 è la maggiore cooperativa italiana, con vendite, nel 2021, pari a 4,301 miliardi di euro, seguita da PAC 2000 A (Gruppo Conad), a 3,921 miliardi di euro, e Conad Nord Ovest, a 2,671 miliardi di euro, che precede Unicoop Firenze, a 2,349 miliardi di euro. Il prestito soci del sistema Coop segna un’ulteriore decrescita, dai 9,1 miliardi del 2017 agli 8 miliardi del 2021. Negli ultimi 5 anni le Coop hanno realizzato proventi finanziari netti per 826 milioni, e subito svalutazioni finanziarie per 850 milioni.
Le aziende della Distribuzione Organizzata con fatturato superiore a 500 milioni di euro sono 25, dal Gruppo Unicomm con 2,413 miliardi di euro, alla Migross, con 509 milioni di euro. La Gruppo Arena presenta l’indice di redditività del capitale investito (Roi) migliore nel 2021, pari al 23,4%, seguita da altri 13 gruppi con indici in doppia cifra. Il maggiore incremento di fatturato nel 2021 è stato realizzato da Abbi Holding (+34,1%), che distanzia i Supermercati Tosano Cerea, in crescita del 14,9%, la Mega Holding (Megamark), del 12,2%, e la Retail Evolution Holding (Iperal) dell’11,2%. In aggregato, i venticinque operatori fatturano 26,7 miliardi, sono cresciuti nel 2021 del 4,1% e segnano un Roi medio del 7,6%.
Nel 2021 i maggiori retailer internazionali hanno registrato un fatturato che oscilla tra i 501,3 miliardi di euro della statunitense WalMart e i 20,9 miliardi di euro della portoghese Jeronimo Martins, e fatturano il 17% del loro giro d’affari in punti vendita all’estero. La maggiore proiezione internazionale è dell’olandese Ahold Delhaize (78,3%), seguita dalla Jeronimo Martins, che vende soprattutto in Polonia (76,2%), dalla giapponese Seven & i (60,4%, principalmente nel Nord America) e dalle francesi Carrefour (51,6%), Casino (47,3%) ed Elo-Auchan (46,9%).
Il panel internazionale esprime un Roi medio nel 2021, pari al 10%, in aumento sul 9,4% del 2020. La classifica per Roi, comprensiva dei retailer internazionali e di quelli italiani, vede sul podio la statunitense Target (30,1%), seguita dall’italiana Eurospin (18,2%) e dall’altra statunitense WalMart (17,8%). Superiori alla media del panel internazionale per Roi nel 2021 anche altri due discount italiani, MD (15,1%) e Lidl Italia che, con un Roi dell’11,3%, supera quello della casa madre tedesca Lidl Stiftung (9,2%).
Quanto a vendite per metro quadro sul proprio mercato domestico il primato spetta alla britannica J Sainsbury (15.500 euro) incalzata da Esselunga a 15.300 euro. Seguono la canadese Empire (12.000 euro), l’altra britannica Wm Morrison (11.900 euro) e le due australiane Woolworths (11.500 euro) e Coles (11.400 euro).
Nel 57,6% delle società non cooperative della Gdo italiana, le deleghe operative sono concentrate nelle mani di un solo soggetto. I componenti dei CdA a maggiore longevità (Matures) rappresentano il 23,4% delle posizioni con deleghe operative, i Baby Boomers sono la fascia generazionale più rappresentata (39,1%), gli appartenenti alla Gen X e i Millennials rivestono rispettivamente il 23,4% e il 14,1% delle cariche. Quanto alla composizione dei board per genere, le donne occupano il 22,8% delle cariche, quota che sale al 29% nei CdA delle società cooperative. Il 71,2% degli amministratori italiani ricopre la propria posizione in una società situata nella stessa regione di nascita e il ricorso ad amministratori locali è massimo per le società meridionali, dove solo il 13% dei board ha una composizione aperta ad altri territori.
Le imprese della Gdo trattano diffusamente il tema della sostenibilità in sezioni dedicate dei propri siti internet. La presenza di report dedicati interessa il 51,5% delle società: più diffusi tra gli operatori della Distribuzione Organizzata (54,2%), meno tra i discount (40%), sporadici nella Grande Distribuzione (14,3% degli operatori). Con riferimento ai temi oggetto di misurazione analitica, per quanto riguarda le risorse umane, a fronte di forza lavoro femminile complessiva del 62,4%, le quote rosa calano al 23,9% tra i manager. Sui temi ambientali, l’impegno profuso per ridurre l’impatto ambientale ha portato a risultati soddisfacenti: dal 2019 l’intensità energetica è calata del 15% e quella carbonica del 14,4%. In riduzione anche la produzione di rifiuti (-3,7%) che raggiungono il 68,3% nella componente avviata a recupero.
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