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PER TROVARE UN GIUSTO PUNTO DI INCONTRO TRA SALUTE DEL CONSUMATORE E SCELTE SOSTENIBILI, DIETOLOGI E BIOLOGI SI CONFRONTANO NEI “LABORATORI DELL’ACQUA” A “SLOW FISH” (GENOVA, 27-30 MAGGIO)

Ha senso continuare a invitare i cittadini a consumare più pesce, indiscriminatamente, perché fa bene alla salute, senza tenere conto che in questo modo si inviano messaggi superficiali e spesso confusi: quale pesce fa bene a chi? E perché non provare a unire messaggi corretti per una dieta equilibrata a comportamenti sostenibili per l’ambiente? Il dibattito è aperto a “Slow Fish”, la kermesse internazionale targata Slow Food, dedicata al mondo ittico e agli ecosistemi acquatici di scena a Genova dal 27 al 30 maggio.
Dietologi e biologi si confronteranno per la prima volta con il pubblico di Slow Fish sul peso delle opzioni ambientali nelle indicazioni che danno i medici ai pazienti all’interno dei “Laboratori dell’acqua”: 18 appuntamenti per affrontare numerosi temi, tra cui il ruolo del pescatore, protagonista indiscusso di questa edizione di “Slow Fish”, la tutela della biodiversità, la costruzione del prezzo, la pesca illegale, la vendita diretta e l’etichettatura (info: www.slowfish.it).
“Si raccomanda il consumo di almeno 2-3 porzioni di pesce a settimana - spiega Andrea Pezzana, medico specialista in scienza dell’alimentazione, dietetica e nutrizione clinica all’Ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino - se però la prescrizione resta generica, senza ulteriori specificazioni, la raccomandazione potrebbe risultare addirittura pericolosa. In modo particolare per il pesce, infatti, il bilancio di salubrità deve tenere in conto la massimizzazione dell’apporto di sostanze salutari e il contenimento dei contaminanti potenzialmente o sicuramente dannosi per il consumatore, in modo particolare per le categorie più a rischio. A ciò si deve aggiungere una valutazione di eco-sostenibilità della specie ittica consumata: alcune sono a rischio di estinzione e devono essere sostituite. Vanno comunque evitati pesci sotto taglia, provenienti da pesca a strascico e pescati fuori periodo” conclude Pezzana (“La salute sostenibile”, 29 maggio).
Altro tema delicato è quello della vendita diretta di pesce e delle garanzie da dare al consumatore rispetto a provenienza e tracciabilità. In due incontri, esperti del settore presentano diverse esperienze di monitoraggio e proposte di responsabilità condivisa che aiutano a capire se il pesce servito sia stato acquistato da un pescatore con licenza o se provenga da una vendita in nero, facendo il punto sulla questione dell’etichettatura e identificando i criteri da individuare nella filiera ittica corta. Inoltre, alcuni cuochi firmano un documento aderendo alla campagna di Slow Food “Mangiamoli giusti”, lanciata nel 2009 e volta a sensibilizzare i consumatori aiutandoli nell’acquisto.
“Si tratta di un fenomeno deleterio che crea confusione nei consumatori tra bracconieri e pescatori professionali - dichiara Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca - e che va eliminato perché siamo per la trasparenza e la legalità. Dal punto di vista normativo, in Italia ci sarebbero tutti gli elementi per ridurre questa pratica e allo stesso tempo garantire informazioni accurate ai consumatori, ma troppo spesso le leggi non sono applicate correttamente. Bisogna cogliere positivamente il dialogo tra le Capitanerie di Porto e le organizzazioni del settore. Grazie a questa collaborazione negli ultimi dieci anni si è passati da forme di controllo sanzionatorio a interventi preventivi” (“Che traccia lasciano i pesci?”, 27 maggio; “La vendita diretta e la tracciabilità”, 29 maggio).
In “Te lo do io il crudo” (27 maggio), si discutono i problemi culturali e sanitari legati alla recente e indiscriminata passione per il pesce crudo. In un attualissimo dibattito con cuochi e ricercatori si cercano di identificare le regole per un consumo sicuro e sostenibile, dando al pubblico preziosi consigli. Promosso da Lega Pesca, “Pescatore, che mestiere fai?” (27 maggio) affronta i problemi legati a questo antico mestiere. Mentre è sempre più urgente diminuire la pressione della pesca sui nostri mari, come previsto dalle nuove normative europee, apparentemente va in crisi il lavoro dei pescatori. Nel dibattito si presentano i numerosi esempi positivi dall’Italia e dall’estero che prediligono la multifunzionalità del mestiere e la sua diversificazione per impedire che i pescatori tradiscano la loro abilità e la loro storia.
A “Slow Fish” si parla anche di regole e caratteristiche della pesca ricreativa: c’è una differenza tra chi pesca per hobby e chi, pur non essendo professionista, pesca per vendere? Nel dibattito “Abusivi, non sportivi” (28 maggio), sono presentati i dati del censimento indetto dal Ministero delle Politiche Agricole sulla pesca non professionistica e alcune esperienze positive, come quella norvegese. È necessario costruire un sistema di regolamentazione per la pesca libera sportiva, soprattutto considerando la presenza di alcune realtà in cui i bracconieri sono molto più numerosi dei professionisti.
La piccola pesca costiera sembra avere perso memoria della propria dignità e delle proprie radici, sopraffatta dalle difficoltà quotidiane e dai pregiudizi sempre più diffusi. Eppure nei canti delle tonnare, nelle tradizioni delle cucine della costa, nei racconti dei pescatori emigrati è ancora possibile ritrovare l’identità e l’orgoglio delle marinerie italiane (“Orgoglio e pregiudizio: il profilo del pescatore”, 29 maggio).
Le conoscenze sul delicato equilibrio degli ecosistemi a “Slow Fish” si approfondiscono anche attraverso film e cortometraggi. Tra i vari titoli “Al capolinea - The End of the Line” (29 maggio), tratto da un libro-inchiesta di Charles Clover, giornalista del Daily Telegraph, e realizzato da Rupert Murray, eco-regista militante. Il film alza il sipario sullo stillicidio che si compie ogni giorno, da anni, sotto gli occhi di tutti: una corsa sfrenata all’approvvigionamento ittico, con ogni mezzo, che entro la metà del secolo rischia di consegnarci oceani senza pesci da pescare, la fine di una risorsa che sembrava infinita. E ci dice che se apriamo gli occhi non tutto è perduto: le soluzioni ci sono, e ognuno di noi, senza troppi sacrifici, può contribuire a fermare il conto alla rovescia.
Coinvolgenti documentari, per rimanere in tema, accompagnano i visitatori in un viaggio tra passato e presente, alla scoperta di quei pescatori leggendari che hanno fatto la storia. Un incontro con l’arte, la letteratura, le tradizioni e la cultura materiale, simbolica e gastronomica della pesca. (“Haliéus. Mare e pescatori in Italia”, 27 maggio; “Il mare di Joe: dalla Sicilia all’Alaska”, 28 maggio).

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