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PERCHÈ SOPRAVVIVONO LE BOTTEGHE DI QUARTIERE? COME È CAMBIATO IL PRANZO A LAVORO? LA CUCINA UNISCE ANCORA LE FAMIGLIE? LA RISPOSTA NEL RAPPORTO COLDIRETTI/CENSIS “CRISI: VIVERE INSIEME, VIVERE MEGLIO”, DI SCENA IL 19 SETTEMBRE A ROMA

Perché sopravvivono e sono importanti le botteghe di quartiere? Come è cambiato il pranzo al lavoro? La cucina tiene ancora unite le famiglie e quanto tempo gli viene dedicato? Quanti italiani sono tornati a vivere dai genitori? Di cosa parlano i giovani nei blog? Ecco le domande su cui farà luce il Rapporto Coldiretti/Censis “Crisi: vivere insieme, vivere meglio”, di scena a Roma il 19 settembre in contemporanea con lo sciopero della spesa contro il caro vita promosso dal Codacons al quale ha aderito la Coldiretti (info: www.coldiretti.it).
Come la crisi ha cambiato le relazioni tra i cittadini nei quartieri, nelle famiglie, a tavola o sul lavoro è, dunque, il tema al centro del Rapporto Coldiretti/Censis, che, spiega la Coldiretti, mette in risalto gli elementi distintivi dell’identità nazionale che hanno materialmente salvato gli italiani dalla crisi, a partire dalla rete di protezione di nonni, genitori, parenti e amici, ma anche dai rapporti che si costruiscono nei quartieri attorno alla parrocchia, al medico o alle botteghe fino alle nuove comunità “virtuali” nate dai blog su internet. E in tutto questo la grande potenza aggregatrice del cibo nel mantenere unita la società nel tempo della crisi.
A parlarne, saranno, tra gli altri, Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Francesco Maietta, ricercatore Censis, Federico Quaranta, giornalista esperto di comunità giovanili, Carlo Borgomeo, presidente Fondazione con il sud, Giuseppe De Rita, presidente Censis, e Sergio Marini, presidente Coldiretti. Nell’occasione, la Coldiretti allestirà anche uno show room sul cambiamento degli stili di vita: dalle novità nel carrello della spesa al revival della gavetta in chiave moderna, dal passaggio di consegne tra generazioni in cucina all’arrivo dei “food blogger”, fino al ritorno in tavola dei menu regionali.

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