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Percorso, in tre padiglioni, per raccontare la biodiversità, facendola toccare con mano e assaggiare: ecco il percorso di Slow Food ad Expo2015. Commissario Expo, Sala: “grazie a Slow Food per esserci”. Ma il fondatore Petrini non risparmia critiche

Non Solo Vino
Il plastico di Slow Food per i Padiglioni della Biodiversità ad Expo2015, a Milano

Un percorso fatto in tre padiglioni, per raccontare la biodiversità parlandone, facendola toccare con mano e assaggiare: ecco il percorso di Slow Food ad Expo2015, presentato a Salone del Gusto-Terra Madre (23-27 ottobre, Torino, www.salonedelgusto.it) che ha scelto come prodotti simbolo il latte ed i formaggi. Un rapporto contrastato, quello tra la creatura di Carlin Petrini e l’evento di Milano, che alla fine ha trovato, comunque, un punto di incontro.
“Abbiamo deciso di esserci perché ci occupiamo da sempre di nutrire il pianeta. E se riusciremo, le strutture saranno riutilizzate, dopo Expo, nel nostro progetto degli orti in Italia, in Africa e nel mondo”: così, a WineNews, Roberto Burdese, presidente onorario Slow Food Italia. Che aggiunge: ad Expo ci siamo anche per non lasciare tutto lo spazio a chi propone soluzioni, sul tema “Nutrire il Pianeta”, che per noi sono sbagliate. Abbiamo trasformato il tema di Expo in una domanda, cercando di dare una risposta semplificata ad un tema tanto complesso, perché dobbiamo parlare al grande pubblico.
Decidendo di parlare di biodiversità, perché è da sempre la nostra prima risposta per nutrire il pianeta. E poi dovendo scegliere un prodotto simbolo, da far toccare con mano, abbiamo scelto il latte, o meglio “i latti”, e i formaggi. Li faremo assaggiare, per spiegare a bambini, adulti ed addetti ai lavori che cos’è la biodiversità, perché è importante, cosa la mette a rischio, e come salvarla nelle scelte quotidiane. Nel sito di Expo - spiega Burdese - siamo alla fine del “cardo” dello spazio italiano, come su un’isola. C’è un orto in mezzo al triangolo formato dai nostri tre padiglioni, che saranno in legno e leggeri: in uno ci sarà una mostra, dove raccontiamo la biodiversità, in uno la degustazione, e nell’altro il teatro, con posti a sedere e platea, dove ogni giorno ci saranno eventi con produttori, cuochi, scienziati, tecnici, con produzioni di formaggi e preparazioni fatte in diretta. Vogliamo che uno entri spettatore, ed esca attore del cambiamento di pensiero sul tema. Ma abbiamo anche un’altra ambizione, una soluzione che stiamo studiando: smontare i padiglioni, che sono modulari, a fine Expo, e destinarli ad alcuni “orti in condotta”, che sono 500 in tutta Italia, o al nostro progetto dei 10.000 orti in Africa, perché continuino a vivere e non vadano sprecati”.
Sul tema Expo, però, c’era stata la stoccata di Carlin Petrini, secondo cui l’evento milanese, a pochi mesi dal via, non ha ancora trovato la sua anima: “la mia volontà - ha risposto il Commissario Unico ad Expo2015, Giuseppe Sala - è di avere piattaforma aperta in cui le anime siano plurime. Sul resto è difficile rispondere oggi: la risposta ai temi di Expo nascerà nei sei mesi di lavoro, e non necessariamente dalle istituzioni, ma da coscienze singole e collettive. Expo sarà la rappresentazione di come Paesi piccoli e grandi vedono il proprio futuro. Ringrazio Slow Food - ha aggiunto - perché so che alla fine poteva anche non esserci. Serve fede nell’Expo,vediamo come se ne uscirà, se con più coscienza, più consapevolezza: i media devono di certo scovare le cose negative, che ci sono state, e devo dire che in certi frangenti è stato davvero faticoso e difficile stare vicino a questo progetto. Ma dovranno anche raccontare le tante cose belle che ci sono in questa storia”.
Ma, in ogni caso, Petrini non risparmia ancora critiche ad Expo: “siamo sempre stati critici sulla sciatteria con cui sono stati gestiti certi passaggi strategici. Ma in ogni caso ci saremo, perchè vogliamo manifestare una differenza di intenti nella diversità, e fare sì che la possibilità di Expo non vada persa. La famiglia di “Terra Madre” vuole confrontarsi con il mondo, ad Expo.
Ma dobbiamo dire una cosa: l’Expo, “il giocatolo” - dice Petrini - segna dall’800 le tappe del progresso delle sorti dell’umanità. E uno dei paradigmi fondativi è sempre stato l’elemento commerciale e di promozione delle novità del futuro, viste come carburante per rivitalizzare l’ economia, a partire dalla prima edizione di Parigi Ma ora siamo davanti alla necessità di mettere in essere nuovi paradigmi in economia e in politica: l’umanità deve capire che non ha risorse infinite, anche che si confronta per la prima volta con la limitatezza delle risorse.
Ma a chi gestisce Expo, ai proprietari, non importa nulla. Perché sono un altro pianeta. Ma qui, su Expo Milano, ha fallito la nostra politica, che è stata assente, fino ad ora, e non ha capito che di questa opportunità si deve far tesoro per capire come correggere la rotta, come dare impulsi nuovi, mettersi in discussione, generare una nuova economia. Ma la politica “povera” che abbiamo non ha lo capito, anzi, è iniziato “l’arriva l’Expo, ce n’è per tutti”. Qualcuno ci ha mangiato prima, altri stanno ancora aspettando.
Ma un altro grande punto interrogativo è cosa ci sarà dopo Expo, su quel sito, visto che c’è anche ipoteca da 380 milioni? Se ci sarà speculazione immobiliare sarà un male. Se invece sarà messo a disposizione del bene comune in qualche modo, se rimarrà un grande orto, un grande spazio verde per una Milano, allora bene. E ci sarà così anche una statua a Beppe Sala, a cui mi legano profonda amicizia e stima personale, per aver salvato un’area di verde in una Milano di case sfitte e che non ha bisogno di nuovi quartieri di cemento”.

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