“Tradizione, conoscenza e sapore”: sono queste le tre parole chiave per riscoprire il pesce italiano. E proprio per valorizzare le produzioni nostrane la FederCooPesca ha organizzato il “Mediterranean SeaFood Exhibition”: “abbiamo portato la cucina di bordo in fiera - dice Coccia - cucinato dagli stessi pescatori, secondo le ricette della tradizione”. Sopratutto pesci poveri ma non solo: “ottomila chilometri di coste non sono pochi - sottolinea Coccia - e ci sono tanti prodotti che con il passare del tempo o sono state dimenticati o non si sa più come preparare”. Un esempio su tutte le triglie, “che molti di noi al solo pensiero di pulire rabbrividiscono ma che i nostri pescatori ci hanno invece insegnato a mangiare”. Diffondere una cultura del pesce richiede, però, sforzi su più direzioni. E così, “MareinItaly” è entrato nelle scuole, per “insegnare ad mare il pesce anche ai ragazzi, che troppo spesso lo vedono come un prodotto anonimo”.
La curiosità
Il pesce va in fiera
Un fast-food a base di pesce: una novità nel panorama dell’offerta alimentare che piace al 40% degli italiani secondo il risultato di un’indagine dell’Ac-Nielsen commissionata dalla “Fiera di Rimini Spa” e che sembra fare pendant con la scelta della “Mediterranean Seafood Exhibition” di puntare i riflettori sul futuro, dai nuovi piatti alle nuove tecnologie di trasformazione, fino nuove opportunità di business. 6.000 quadrati, 130 aziende metà in rappresentanza del “made in Italy” e metà straniere sono i numeri del Salone dedicato al pesce, ai pescatori ma anche ai consumatori che si è tenuto a Rimini dal 5 all'8 febbraio.
“Il comparto enogastronomico nonostante la crisi diffusa, si sta difendendo bene anche sui mercati esteri, grazie alla grande qualità dei nostri prodotti, soprattutto quelli di nicchia. E’ una scommessa vincente, che va portata avanti non solo sul piano economico ma anche sul fronte culturale”. Le buone notizie per il mondo della pesca arrivano dal fronte dei consumi, nonostante a causa della progressiva diminuzione delle catture a livello nazionale in questo caso la vivacità della domanda implichi anche l'incremento delle importazioni. Nel 2004, è proseguito il trend positivo degli acquisti domestici per un totale, nei primi dieci mesi, di 348.149 tonnellate ed un valore di oltre 3.065 milioni di euro, un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2003. Un dato generale che però non dà conto di una disomogeneità a livello regionale: al nord-est, infatti, i consumi sono calati del 4% in quantità e del 6% in valore, mentre sono aumentati al Centro, con un + 2,4% in volume ed un 2,9% in valore. A cambiare é però il dna dei consumatori: diminuiscono i clienti delle pescherie (-2,4%) ed aumentano quelli della grande distribuzione (+1,4%). Tra i prodotti la performance migliore è stata registrata dai bastoncini con una crescita del 14,5%. Un dato che sembra rinforzare il desiderio di praticità da parte della domanda.
Non a caso uno degli obiettivi del Salone è stato quello di favorire l’incontro fra le imprese della filiera ittica e gli operatori della ristorazione ai diversi livelli, con particolare attenzione alla domanda di prodotti trasformati per il take away all’interno di paninoteche, birrerie, pub, laddove secondo gli esperti collocherebbe la domanda più solida del mercato. Ed è proprio nel tentativo di aprire nuove porte al settore ittico nazionale contribuendo ad inserire i prodotti ittici in nuove aree di consumo che il Salone ha ospitato aziende “protagoniste nella modernizzazione della logistica nel settore ittico”. In Italia le imprese di trasformazione sono 250 e sono alle prese con un intenso confronto con i Paesi come Olanda e Germania, capofila nel “processing” di filiera.
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