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MADE IN ITALY

Più consumi e aziende, ma il mondo della birra chiede un testo unico per il settore

Monetti (Unionbirrai): “è arrivato il momento di disciplinare la legislazione italiana in materia brassicola così come è stato fatto per il vino”

Crescono i birrifici e aumentano i consumi di birra, ma il comparto chiede una ventata di modernità per far crescere il movimento. Si può sintetizzare così la fotografia del settore della birra in Italia dove negli ultimi 7 anni sono più che raddoppiate il numero delle imprese mentre gli italiani hanno aumentato la spesa media mensile del 23% con un aumento dei volumi consumati, tra il 2017 e il 2021, del 127%. Il comparto lamenta però un impianto normativo ormai obsoleto, con un’anzianità, in alcuni casi, di ben sessant’anni. Ragioni per cui adesso chiede un cambio di passo legislativo per garantire lo sviluppo e la competitività del settore. Per il segretario generale Associazione Unionbirrai, Simone Moneti “è arrivato il momento di disciplinare la legislazione italiana in materia brassicola con un Testo Unico della Birra, così come è stato fatto per il vino. La normativa vigente sul prodotto birra è obsoleta e stratificata, e si rivela spesso lacunosa e contraddittoria, fuorviante nella presentazione dei prodotti al consumatore. Oltre ad inibire l’innovazione, questo rappresenta un ostacolo alla commercializzazione delle birre prodotte in Italia, favorendo l’ingresso di proposte più innovative dai mercati esteri”.
Tra gli esempi, i parametri in vigore (risalenti agli anni Settanta del Novecento) in materia di acidità, che rischiano di inibire il segmento delle birre sour prodotte nel Paese, o quelli sull’anidride carbonica, che penalizzano i prodotti invecchiati in botte con una ritenzione minima di CO2. Secondo quanto illustrato dal dirigente agrario Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, ndr) Emilia Romagna e Marche, Amleto Conocchiari, il grosso dell’impianto giuridico di riferimento si basa su una legge del 1962 e sul D.P.R. 30-12-1970, provvedimenti con più di mezzo secolo.
Il focus sulle birre artigianali dell’Osservatorio Birre Artigianali ObiArt-Dagri dell’Università di Firenze, illustrato insieme ad Unione Italiana Vini (Uiv), spiega che il brassicolo made in Italy conta 1.326 imprese e poco più di 9.600 addetti diretti (dati a ottobre 2022), per un comparto segmentato tra piccoli e microbirrifici (che rappresentano 8 imprese su 10 pur impiegando solo il 19% degli addetti) e aziende medio/grandi. Nel 2018 i birrifici artigianali in Italia hanno realizzato una produzione tra i 400.000 ed i 600.000 ettolitri con una distribuzione del prodotto fortemente localizzata e quasi interamente destinata al mercato domestico.
Il Mastro Birraio tipo ha 40 anni, un diploma o laurea, e si è lanciato in quest’attività dal 2010. La crisi che ha colpito l’intero settore nel 2020 ha determinato una riduzione del numero degli addetti del comparto associata alla grande industria, ma non per i birrifici agricoli che rappresentano oggi il 22% dei birrifici nazionali, il 233% in più negli ultimi sette anni. Sul fronte dei consumi, si stima che le famiglie spendano per la birra nel suo complesso il 30% del budget destinato alle bevande alcoliche (24 euro al mese nel 2021). Ed a proposito di birrifici artigianali, si sono sbloccati i primi versamenti per sopperire a parte delle perdite generate dalle chiusure del settore Horeca nel periodo della pandemia. Unionbirrai https://www.unionbirrai.it/it/news/unionbirrai-esprime-soddisfazione-per-l-erogazione-del-contributo-a-fondo-perduto-ai-birrifici-artigianali/ “esprime soddisfazione in merito al versamento dei primi contributi a fondo perduto di 23 centesimi al litro per la produzione 2020 a seguito delle azioni dell’associazione per sollecitare il Ministero dello Sviluppo Economico a provvedere tempestivamente alle erogazioni”.

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