Che il ventesimo secolo, e in larga parte anche il ventunesimo, sia stato il secolo del petrolio, è fuori discussione, e per sottolinearlo basta guardarsi intorno e controllare - anche senza toccare l’argomento della locomozione di massa - a quanti degli oggetti che ci circondano sono fatti di composti plastici. Inclusi i tanti che riempiono i nostri frigoriferi, con conseguenze purtroppo pesanti sia per lo sfruttamento della risorsa che in termini ambientali. Ma se il prototipo, ideato da un team ricercatori americani, e capitanato da Peggy Tomasula e Laetitia Bonnaillie, dovesse mantenere le sue promesse, allora la plastica trasparente, che è quasi onnipresente nel settore della conservazione dei generi alimentari e specialmente in quello delle confezioni monoporzione, potrebbe essere un ricordo molto presto.
La sostanza creata dai due è, innanzitutto, completamente biodegradabile, dato che è composta di caseina, una delle proteine del latte, di pectina e di alcuni sali, e sarebbe anche più resistente, oltre che 250 volte più efficace nel tenere al largo infiltrazioni di ossigeno.
Sapore a parte, si tratta di una sostanza tecnicamente commestibile, e l’unica differenza immediatamente apprezzabile, ha sottolineato Bonnaillie, è una minore elasticità rispetto alla plastica tradizionale.
L’idea, hanno spiegato i due scienziati, è nata dalla sovrapproduzione di latte degli Stati Uniti, che consuma immediatamente risorse ambientali ed energetiche per soddisfare un bisogno non immediato e che oltretutto costringe i produttori a spese di stoccaggio certamente non desiderate: secondo Bonnaillie, il prototipo ha già attirato l’attenzione di alcune aziende, oltre che di nomi di peso della gdo a stelle e strisce come Whole Foods.
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