Portarsi la “schiscetta” in ufficio non è solo una scelta di comodità, ma un vero salvadanaio. Secondo un’analisi di Bravo, fintech leader nella gestione del debito, pranzare fuori può arrivare a pesare fino al 20% del reddito lordo mensile. Un piatto di pasta, acqua e caffè costano in media 16 euro al Nord e 13 euro al Sud, contro appena 1,7 euro se preparati a casa. Il risparmio medio è di 263 euro al mese, quasi 3.200 euro l’anno, con punte di 3.500 euro in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria e Trentino Alto Adige.
Se si guarda alla classifica delle città, il Nord domina: Milano, Monza-Brianza, Parma, Modena e Bologna guidano con un risparmio annuo di 3.630 euro ciascuna. Milano, nonostante una retribuzione mensile lorda di 2.780 euro (la più alta d’Italia), resta il caso emblematico di quanto il costo della pausa pranzo incida anche sugli stipendi più elevati.
Al Sud e in parte del Centro la situazione è diversa: Puglia, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo si fermano poco sotto i 2.800 euro, con un divario di 670 euro rispetto al Nord.
Le regioni meridionali sono quasi assenti nelle prime posizioni, complice il mix di retribuzioni più basse e costi inferiori della ristorazione. Ma il quadro cambia se si considera il risparmio in percentuale sulla busta paga: Vibo Valentia conquista il primo posto con il 22,3%, seguita da Grosseto (21,5%) e Imperia (21%), conclude Bravo.
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