Il 40% degli italiani, per un totale di oltre 19 milioni di persone, ha consumato nel 2005 almeno una volta il pranzo fuori casa, a causa di impegni di studio o di lavoro. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dell’Indagine Ismea-Ac Nielsen sui consumi extradomestici, nel sottolineare che la spesa media è stata di 9,6 euro per un totale di 11,26 miliardi.
Si tratta di una tendenza in continua espansione con ben il 14% della popolazione che ha pranzato fuori casa per motivi di lavoro almeno una volta alla settimana, mentre il 4,4% addirittura tutti i giorni lavorativi. Dall’identikit dell’italiano “costretto” a pranzare fuori emerge prevalentemente una figura di sesso maschile, abitante nel Nord-Ovest, con ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, un diploma di scuola media inferiore e un lavoro dipendente.
Il luogo di consumo preferito è il bar dove si reca più di un italiano su quattro tra quelli che consumano il pranzo fuori dalle mura domestiche, seguito da pizzeria e ristorante mentre all’incirca sullo stesso livello si collocano self service, mensa, tavola calda e fast food. In particolare il bar è frequentato soprattutto da donne 18-34enni laureate, abitanti in grandi città del Nord-Ovest e del Centro, lavoratrici autonome e laureate, mentre il ristorante è preferito da uomini ultra-65enni abitanti in centri medio-piccoli del Sud con un basso livello di istruzione e pensionati. Appena il 37% degli italiani che pranza fuori per studio o lavoro consuma un pasto completo composto da primo, secondo, contorno e frutta, il 20% solo un primo e il 14% un secondo accompagnato da un contorno.
Le alternative più gettonate sono nell’ordine la pizza preferita dal 31% e il panino o il tramezzino graditi dal 30%. E’ crescente la percentuale di italiani che consuma solo insalate particolarmente richieste dalle giovani donne del Nord, laureate e lavoratrici dipendenti, attente alla linea. Il cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani, con la minore disponibilità di tempo da dedicare agli acquisti e alla preparazione del cibo entro le mura domestiche, ha determinato una profonda innovazione nell’offerta dei prodotti. Un esempio eclatante è il boom delle verdure già tagliate, lavate e pronte per l’uso, nonostante il freno nei consumi di ortaggi freschi. Nel 2005 le famiglie italiane hanno ridotto del 7,6% i consumi di verdura in quantità con una spesa di poco inferiore ai 2 miliardi di euro e quelli di frutta fresca dell’1,3% con una spesa di 2,9 miliardi di euro.
In controtendenza, sono quasi 43 milioni i chili di frutta e verdura già lavate, tagliate e pronte per l'uso finite nel piatto degli italiani che ne hanno aumentato gli acquisti di circa il 30% per risparmiare tempo in cucina a favore del lavoro, della famiglia e dello svago, senza rinunciare però al consumo di prodotti freschi, indispensabili per la buona alimentazione e la salute. Un servizio aggiunto al prodotto del quale ha usufruito una famiglia italiana su tre che li ha acquistati, nonostante i prezzi superiori, assicurando al settore un fatturato di quasi 400 milioni di euro.
Peraltro, sulla base delle esperienze di altri Paesi, cominciano anche a comparire vaschette di frutta già tagliata e sbucciata, pronta senza doversi "sporcare le mani" e da gustare come snack rompi-digiuno durante la giornata o come risparmia-tempo a fine pasto. Una soluzione comoda e igienica che può essere il mezzo per rilanciare i consumi anche presso i giovani con distributori automatici da collocare nei luoghi di lavoro o nelle scuole oggi colonizzati da merendine e bibite gassate.
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