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PRECIPITA IL VALORE AGGIUNTO DELL’AGRICOLTURA (-2,4%) E SCOPPIA IL TOTO - COLPEVOLE. LA CIA PUNTA IL DITO CONTRO IL GOVERNO, CONFAGRICOLTURA DA’ LA COLPA AI PREZZI ALL’ORIGINE TROPPO BASSI E PER COLDIRETTI E’ COLPA DEL BATTERIO KILLER

Dopo aver trainato la crescita del Pil italiano per tutto il primo trimestre 2011, l’agricoltura si prende una pausa che preoccupa - e non poco - le associazioni di categoria. Proprio adesso che gli altri settori produttivi provano a rialzare timidamente la testa, con modesti indici di crescita nel secondo semestre dell’anno (+0,9% per l’industria, +0,1% per i servizi, per una crescita complessiva dello 0,3%), l’agricoltura registra una flessione del 2,4% del valore aggiunto ed è il settore che va peggio.
Per il presidente della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, è il Governo il maggior responsabile di un arretramento del tutto inatteso , a causa della “totale mancanza di efficaci interventi, che sta causando pesanti riflessi sulle aziende agricole, alle prese con costi onerosi e prezzi sui campi non certo remunerativi. Servono misure orientate allo sviluppo e alla competitività”, sostiene la Cia. “Solo il governo non ha compreso la gravità della situazione in cui versa l’agricoltura italiana. Oggi abbiamo avuto un’ulteriore conferma dei pesanti problemi che affrontano le imprese agricole, sempre più penalizzate dagli alti costi e da prezzi sui campi tutt’altro che remunerativi. Un quadro preoccupante aggravato dall’irresponsabile mancanza di attenzione nei confronti degli agricoltori che negli ultimi anni non hanno visto alcuna misura valida a sostegno della loro attività imprenditoriale. L’ultima manovra ne è, purtroppo, la prova tangibile”. Parola del presidente della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi, che spiega come si tratti di “una crisi allarmante di cui il governo è completamente responsabile. Da tempo abbiamo chiesto misure adeguate, ma le risposte puntualmente non sono arrivate. Si è continuato in un’assurda logica che taglia l’agricoltura da qualsiasi scelta politica. E tutto ciò diventa ancora più grave se si considerano le grandi potenzialità delle imprese agricole che, nonostante le difficoltà, hanno tenuto”. Ed è ancora Politi a ricordare come “era dal terzo trimestre del 2010 che l’agricoltura italiana non subiva un calo. Purtroppo un insieme di fattori, congiunturali e strutturali, ha bloccato il processo di ripresa ancora agli inizi. Una cosa che il governo non ha affatto compreso. Ecco perché, come hanno sostenuto nel documento unitario tutte le parti sociali, ora servono reali interventi a sostegno dello sviluppo e della competitività. Non è più possibile andare avanti con misure penalizzanti e con tagli indiscriminati. In particolare, per il settore primario - conclude Politi - c’è bisogno di un nuovo progetto di politica agraria per dare prospettive concrete ai produttori. Altrimenti, c’è il serio rischio che migliaia di aziende escano dal mercato”.
La congiuntura negativa, per Confagricoltura, è invece dovuta “agli infimi prezzi all’origine, assolutamente non remunerativi, che stanno mettendo in ginocchio le aziende del settore. Vi sono forti sperequazioni nelle filiere produttive tra le imprese agricole e quelle della trasformazione e distribuzione. In queste condizioni - commenta l’organizzazione degli imprenditori agricoli - non ci sono i presupposti per lo sviluppo del settore primario che avrebbe bisogno di redditività e di risorse da poter destinare ai necessari investimenti per il rafforzamento”. Per questo, “servono politiche mirate ed urgenti per migliorare la competitività delle nostre produzioni e rendere più equilibrati i mercati. Bisogna convincersi che il Paese non cresce senza l’agricoltura”, conclude Confagricoltura.
Diversa l’idea di Coldiretti, secondo cui il calo registrato è da imputare alla “psicosi nei consumi determinata dai falsi allarmi sul batterio killer in Germania, che ha contribuito a frenare l’agricoltura nel secondo trimestre. La frenata del valore aggiunto dell’agricoltura, è dovuta infatti in buona parte al crollo di mercato della frutta e verdura che - sottolinea la Coldiretti - è stata sottopagata agli imprenditori agricoli su valori ben al di sotto dei costi di produzione. A determinare la crisi hanno concorso fattori di carattere congiunturale come l’andamento meteorologico e l’emergenza Escherichia Coli”. Ma sotto accusa - spiega la Coldiretti - ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale. Al di la dei fattori congiunturali, occorre intervenire sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che sottopagano il prodotto agricolo su valori insostenibili al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori che spesso sono costretti a rinunciare ad alimenti indispensabili per la salute gli acquisti. Ci vuole una assunzione di responsabilità dell’intera filiera che segue il prodotto da quando esce dall’azienda fino a quando arriva sul banco dei supermercati”, conclude Coldiretti.

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