02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

PREGIUDIZI E DISCRIMINAZIONI? VANNO PRESI ANCHE PER LA GOLA. “LA CUCINA EBRAICA È L’ARMA MIGLIORE PER COMBATTERE L’ANTISEMITISMO”: DAL KASHERUT AL PIATTO PER IL RABBINO CAPO DI ROMA, RICCARDO DI SEGNI, LA RICETTA È LA DIFFUSIONE DELLA CUCINA KOSHER

Da Prosecco al vino rosso, dal limoncello all’olio extravergine di oliva, dal caffè alla pasta fino alle conserve, i cibi certificati Kosher, prodotti seguendo le specifiche regole di Kasherut, il corpus di norme che regolano l’alimentazione ebraica, potrebbero essere un modo per contrastare pregiudizi e discriminazioni, prendendo gli antisemiti per la gola, a tavola. “La cucina ebraica è l’arma migliore per combattere l’antisemitismo”, è la ricetta del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.

“Molta gente - spiega il Rabbino - mostra simpatia sostanziale per l’ebraismo quando si siede a tavola. Mangiando i nostri dolci, scopre un mondo ricco di cose piacevoli”. Per questo è importante
esportare la cucina Kosher al di fuori della comunità ebraica: “l’etichetta Kosher - sottolineano Giovanni e Daniele Terracina titolari del catering Kosher più affermato della capitale - è garanzia di verifiche rigorose, certificate da un’autorità rabbinica esterna. Tendenzialmente, gli ingredienti utilizzati rispettano la stagionalità e sono a chilometro zero; inoltre, la particolare cura posta nella scelta degli ingredienti permette di conoscere l’esatta composizione di un piatto. Il che semplifica la vita di chi soffre di certe intolleranze alimentari”.

E se Oltreoceano, la cucina Kosher è diventata qua e là una moda tanto che “in America - racconta Giovanni Terracina - c’è chi dice che, se un ristorante va male, bisogna chiuderlo e riaprirlo Kosher”, in Italia, per ora, sta riscuotendo gran successo il vino prodotto secondo i dettami dell’ebraismo religioso. Vinitaly 2011 ha premiato come migliore cantina del Lazio la Cantina S. Andrea, che produce anche bottiglie Kosher. Mentre il premio per il miglior vino del mondo se l’è aggiudicato la cantina israeliana Golan Heights. “Del resto, vino ed ebraismo sono tradizionalmente legati - spiega Di Segni - nel rito e nel costume ebraico esistono avvertenze e divieti a non abusare, ma anche obblighi cerimoniali connessi con il vino. Per esempio, la mensa festiva si inaugura con una benedizione sul vino, che dà solennità alla cerimonia domestica. L’uso sacrale del vino mette a riparo da qualsiasi rischio di sofisticazione. Esiste una normativa rigorosissima sul vino Kosher, il quale, tra l’altro, può essere prodotto e manipolato soltanto da ebrei osservanti”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli