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“PRIMA LA SALUTE E POI LA CASSA”: COSI’ IL MINISTRO BALDUZZI SULLA TASSA SUL “JUNK FOOD”. MA PER GLI ESPERTI LA LOTTA ALL’OBESITA’ PASSA PER L’EDUCAZIONE: “IN ETICHETTA AVVERTENZA SU NECESSITÀ DI BILANCIARE LE CALORIE INGERITE E QUELLE BRUCIATE”

“Prima la salute e poi la cassa”: così il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, parlava pochi giorni fa del balzello che colpirà succhi di frutta, bibite gassate e superalcolici, portando nelle casse dello Stato 270 milioni di euro. Una scelta che non va giù al settore, impegnato da mesi nella riduzione degli zuccheri, nell’aumento dell’offerta di prodotti a basso contenuto calorico, nell’ottica, come ricorda Federalimentare, di un impegno dettato dalla reale volontà di rendere più salubri i “soft drinks”. Ma se non è la leva fiscale a poter arginare il fenomeno dell’obesità infantile, che ci vede al primo posto in Europa per numero di giovani sovrappeso, cos’altro si può fare? Un’idea ce l’ha il dottor Nicola Basso dell’Umberto I di Roma, che propone un tipo di avvertenza che metta nero su bianco la necessità di bilanciare le calorie ingerite e quelle bruciate: “tanto mangi, tanto devi muoverti per smaltire”. È una questione di educazione, che si risolve tornando alle vecchie abitudini: un prato ed un pallone sono molto meglio del divano. O di una tassa.

Che la lotta all’obesità sia un’emergenza reale lo dimostrano i numeri che, specie nelle Regioni del Sud, raggiungono picchi pericolosi, “quote del 36% in Campania e Puglia”, come spiega Marcello Lucchese, Presidente eletto della Società scientifica. “Su 100 bimbi obesi - avverte Basso, direttore del Dipartimento di chirurgia generale del Policlinico universitario Umberto I di Roma - 15 sono destinati a diventare adulti obesi e malati”, colpiti dalle patologie legate a doppio filo con i chili di troppo: dalle malattie cardiovascolari al diabete con tutte le sue complicanze, che vanno dall’insufficienza renale che costringe alla dialisi ai problemi di vista a rischio cecità. “La prevenzione - precisa lo specialista - dell’obesità non è una cosa semplice, perché sia efficace bisogna farla sui piccoli, in età scolare o anche pre-scolare, all’asilo e alle elementari. Poi diventa inutile. E anche tutte le diete diventate di moda in questi ultimi tempi - continua Basso - hanno una valenza a lungo termine del 3-4% appena”. Concorda anche Pietro Forestieri, presidente emerito Sicob, direttore del Dipartimento di chirurgia dell’Università Federico II di Napoli: “se un bimbo di 10 anni assume fuori pasto 700 calorie, per bruciarle dovrebbe camminare 3 ore e mezza. Un problema, in una società sempre più sedentaria”. Tornare a giocare all’aria aperta, a rincorrere un pallone, come detto, è per gli specialisti la ricetta migliore per frenare l’ago della bilancia.

Ma, pur d’accordo sull’importanza della ltta all’obesità, c’è chi preferisce non demonizzare il “junk food”, come il professor Marcello Lucchese, che spiega di non sposare il concetto di “cibo spazzatura”: “secondo me non esiste, non lo conosco. Conosco, questa sì, un’”associazione spazzatura”, ossia alimenti abbinati male”. Ma in generale l’esperto è convinto che “tutti i cibi, se ben integrati con altri, possono dare come risultato un’alimentazione sana”. In altre parole, per il presidente eletto della Sicob e’ sbagliato demonizzare un alimento a priori, “Non è detto che un bambino non debba mangiare, per esempio, le patatine fritte, l’importante è che non le mangi sempre e che non mangi solo quelle”. In ogni caso, se anche “da medico e chirurgo non sento l’esigenza di un balzello su certi cibi - continua Lucchese - a livello politico posso trovare socialmente accettabile tassare ciò che non è indispensabile. Ma un eventuale provvedimento su cibi e bibite andrebbe fatto con criterio e, in ogni caso, i proventi dell’ipotetica tassa dovrebbero essere utilizzati per programmi anti-obesità. Campagne informative ed educazionali in grado di sconfiggerla o ridurla”. E a questo proposito, secondo il chirurgo dell’obesità “sarebbe sicuramente utile anche in Italia poter contare su una figura come Michelle Obama”, che negli Stati Uniti si è fatta promotrice di numerose iniziative contro l’emergenza obesità tra i giovanissimi. “Qualsiasi esempio di personalità conosciuta fa parlare dell’argomento e a noi serve proprio questo”, ammette Lucchese. Ma per declinare “in salsa italiana” l’impegno della first lady americana, “credo che sarebbe meglio puntare su un personaggio dello spettacolo. In Italia vengono visti meglio dei politici”.

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