L’Oltrepò Pavese è una terra storica del vino italiano, sulla riva destra del Po, all’incrocio di quattro regioni, Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, e quattro città, Pavia, Alessandria, Genova e Piacenza, conosciuta per i suoi vini già avanti Cristo, descritti come “eccellentisimi” dall’erudito italiano Andrea Bacci nel Cinquecento, ma dove, secondo lo storico romano Strabone, sarebbe stata inventata anche la botte. In questa terra, che è un “grappolo” di Lombardia, ma che rappresenta oltre il 60% della produzione di vino della regione, fatta di dolci colline, costellate di borghi e castelli, gli ettari di vigneti sono 13.000, e ben 7 sono le Denominazioni frutto di quattro vitigni: la Barbera e la Croatina, da cui nasce la Bonarda, il vino della tradizione, il Riesling, e il più celebre, il Pinot Nero, per una produzione attorno a 75 milioni di bottiglie.
Ma è anche un territorio eclettico, la cui vocazione enologica è stata messa a frutto dagli storici viticoltori locali come Conte Vistarino, a cui si deve il primo impianto di Pinot Nero importato dalla Francia a metà Ottocento dal Conte Augusto a Rocca de’ Giorgi, un Paese e una Tenuta di 800 ettari, oggi guidata dalla bisnipote Ottavia, alla quale si deve, invece, l’imbottigliamento dei vini; ma anche dagli spumantisti piemontesi, per produrre lo “Champagne dell’Oltrepò”.
Una terra alla continua ricerca di un rilancio in grande stile, a cui stanno lavorando il Consorzio dell’Oltrepò Pavese, oggi guidato da Francesca Seralvo, proprietaria di Tenuta Mazzolino, e diretto da Riccardo Binda (già nel ruolo al Consorzio di Bolgheri e Bolgheri Sassicaia, ndr) e tante aziende storiche del territorio, ma anche famiglie del vino italiano che vi hanno investito più di recente, come, per esempio, la famiglia Ziliani, alla guida della storica Berlucchi, in Franciacorta, con la tenuta Vigna Olcru, o la famiglia Boscaini, alla guida di Masi Agricola, riferimento della Valpolicella, con Casa Re.
Con una visione legata alla qualità più che alla quantità, rompendo un po’ con il passato, e alla contemporaneità delle bollicine e del Pinot Nero, tracciata dal Consorzio e dalle imprese (come abbiamo raccontato in questo video di poche settimane fa), che va avanti nonostante qualche dissidio interno al territorio. Come commenta lo stesso Consorzio, dopo il rumore sollevato dall’uscita di alcune aziende dal Consorzio stesso, annunciato con un comunicato (vedi focus) condiviso da alcune di loro (I Gessi Azienda Agricola Defilippi Fabbio, Vinicola Decordi, Azienda Agricola Federico Defilippi, Azienda Agricola Maggi Francesco, Losito e Guarini Azienda Vitivinicola Mondonico e Società Agricola Vercesi Nando e Maurizio).
“Sulle recenti comunicazioni relative all’uscita dal Consorzio di alcuni imbottigliatori ed aziende non legate alla filiera integrata, il Consorzio - spiega una nota ufficiale - ritiene opportuno chiarire che queste dinamiche non incidono sulla solidità e la coesione del nostro progetto. Alle 9 aziende che hanno presentato domanda di recesso hanno corrisposto altrettante richieste di adesione, mantenendo stabile il numero di associati, che oggi raggiunge il livello più alto degli ultimi anni. Queste speculazioni risultano ancor più inopportune e fuori luogo, considerato che il territorio è finalmente unito attorno a un progetto di rinascita, condiviso da chi opera con reale interesse per il benessere collettivo”, spiega il Consorzio. Che per quanto riguarda eventuali effetti sui requisiti di operatività erga omnes, precisa che “ogni valutazione sarà effettuata, come sempre, in conformità alle richieste del Ministero dell’Agricoltura, alla fine dell’attuale incarico, previsto per giugno 2025. Eventuali riorganizzazioni saranno gestite con la massima trasparenza, in linea con il nostro impegno verso un modello virtuoso e inclusivo.
Il progetto di rilancio del territorio, fondato su qualità, valore, trasparenza ed etica di filiera, non sarà in alcun modo condizionato da questi eventi. Al contrario, essi hanno ulteriormente rafforzato la coesione tra le aziende che credono in un modello di filiera integrata e sostenibile, realmente impegnate a riportare l’Oltrepò Pavese al posto che merita. Il Consorzio, il territorio e il cda - si legge nella nota - restano compatti nella promozione di una strategia unitaria, capace di superare le dissonanze che in passato hanno penalizzato il nostro potenziale. L’Oltrepò Pavese non può più permettersi di essere frammentato o incoerente: evolvere verso una value proposition chiara, semplice e sistemica, è l’unica strada per garantire crescita e riconoscimento. Questo momento segna una discontinuità netta e rappresenta l’inizio di una nuova fase per il territorio. Il Consorzio è determinato a guidare il processo di rinascita con trasparenza e coerenza, a beneficio di una filiera forte, unita e proiettata verso un futuro di eccellenza condivisa”.
Focus - Il comunicato: le cantine che sono uscite dal Consorzio dei Vini Oltrepò scrivono che ...
Ad appena due giorni dalla fine dell’anno arriva una nuova - e rilevante - tornata di dimissioni dal Consorzio dell’Oltrepò Pavese. Sono diverse le imprese, appartenenti a tutte le categorie della filiera (viticoltori, vinificatori e imbottigliatori) e che rappresentano oltre il 27% dei voti in assemblea - ad aver deciso di recedere dal Consorzio dell’Oltrepò Pavese.
“È stata una decisione sofferta, ma non più prorogabile - hanno dichiarato i dimissionari - che non avremmo voluto prendere, ma siamo stati costretti a farlo anche per non apparire corresponsabili di scelte da cui ci dissociamo radicalmente”.
Alcuni esempi sono le mancate attuazioni di delibere assembleari ad oggi completamente affossate (fatto di per sé già molto grave) che fanno presumere la volontà di non applicare la fascetta Ministeriale sulle Igt e la decisione di non procedere con il disciplinare della Docg per il cambio del nome della nostra Denominazione. Un altro esempio? “Ormai da mesi - continuano - è stata azzerata la promozione su prodotti ritenuti “minori”, ma che in realtà sono quelli su cui oggi vive l’intero territorio senza minimamente preoccuparsi di uno dei caposaldi dei “Consorzi” che prevede proporzionalità tra contributi versati e promozione delle singole denominazioni. Non ci sentiamo più rappresentati - concludono gli imprenditori fuoriusciti - da un Consorzio che sta inoltre cercando in tutti i modi di modificare lo Statuto che è stato da poco approvato da tutta la filiera, dopo un ampio confronto con Regione, con le Associazioni di Categoria e con i Tavoli delle Denominazioni, con lo scopo di accentrare i poteri decisionali al Cda a discapito dei soci (grandi e piccoli) e dell’intero territorio dell’Oltrepò Pavese. L’obiettivo di un Consorzio dovrebbe essere quello di rappresentare, promuovere e tutelare tutto il territorio cercando coesione e dialogo con tutta la filiera, condividendo un Progetto Concreto ad oggi mai divulgato e non quello di cercare dissennatamente di rimpiazzare aziende uscite con altre”.
A condividere il comunicato sono le aziende: I Gessi Azienda Agricola Defilippi Fabbio, Vinicola Decordi, Azienda Agricola Federico Defilippi, Azienda Agricola Maggi Francesco, Losito e Guarini, Azienda Vitivinicola Mondonico e Società Agricola Vercesi Nando e Maurizio.
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