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PUNTI DI VISTA

Quando i mercati ripartiranno, il cibo e il vino avranno un nuovo valore che dovremo esportare

Almeno questo è quello che ci auguriamo. Difficile immaginare lo scenario internazionale post Covid19, ma il rapporto con il cibo non è più lo stesso
AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, CIBO, COVID-19, FUTURO, TERRA, TERRITORIO, VALORI, vino, Italia
La crisi ricostruisce il rapporto tra uomo, cibo, vino e territorio

Ci hanno abituato all’idea di non poter vivere senza il made in Italy, ma immaginare lo scenario che si aprirà per l’enogastronomia sui mercati del mondo quando ripartiranno è davvero difficile. Non siamo economisti o scienziati, ma il vino e il cibo sono la nostra professione, che non abbiamo mai interrotto, ma che sarà di nuovo tale solo quando torneremo a farla in presa diretta. Con l’Italia sempre in Fase 2 dell’emergenza Covid, possiamo esprimere il nostro punto di vista sullo scenario che si apre. In questi giorni di clausura, il mondo è stato accomunato dal ritrovare il giusto rapporto con il cibo e con il vino, che sono tornati al centro della vita familiare e sulle tavole di ogni giorno, non per idillio o piacere, ma per necessità, grazie a chi, nelle filiere agroalimentari, ha continuato a produrli per noi. Una necessità di cui fare virtù, perché il senso del cibo che abbiamo riscoperto farà sì che l’alimentazione sia ancora più fondamentale nella vita quotidiana dell’uomo, con la ritrovata consapevolezza che è parte di noi: mai come adesso abbiamo compreso che siamo quello che mangiamo, ed il legame tra ambiente, cibo e salute.
Paradossalmente, nel pieno di un’emergenza sanitaria, se prima il consumatore era ossessionato dal cibo salutare, ora abbiamo capito che lo è se, prima di tutto, è etico, prodotto nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Con la volontà di sostenere i produttori locali che è diventata una necessità, da parte nostra, e lo sarà per l’horeca quando ripartirà dalla profonda crisi che sta vivendo, forse peggiore di quella della stessa enogastronomia. Una ripartenza nella quale è altrettanto difficile immaginare cosa ne sarà di un vino come di un suo territorio dopo il distacco quasi totale dai suoi consumatori (accogliamo, però, come sempre, le riflessioni e le richieste dei produttori, delle loro organizzazioni, degli addetti ai lavori, che non si sono mai fermati del tutto, distribuzione compresa, il cui sistema ed i cui canali sono sotto osservazione).
Ma questa quarantena, ci ha insegnato valori più alti del cibo e del vino, delle loro filiere, dell’agricoltura tutta e della biodiversità, del legame con la natura e della sostenibilità, dell’educazione alimentare, della solidarietà, dell’ambiente e della cura per la terra. E, soprattutto, del valore delle comunità territoriali senza le quali non possiamo continuare a parlare di eccellenza e bellezza italiana, e che, nel mondo globale, sono il vero esempio di interconnessione tra chi vi abita, vi lavora, vi produce, i Comuni, il commercio, il turismo, e a partire da queste, dell’importanza della collaborazione tra aziende, politica e scienza. Non previsioni, ma valori questi che devono essere alla base della ripartenza dell’Italia, e che, quando l’Italia tornerà a fare l’Italia, dovremo esportare insieme ai prodotti made in Italy nei mercati del mondo.

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