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QUANDO IL POMODORO DIVENTA PASSATA, IL PREZZO RINCARA DI QUASI 20 VOLTE (+1.733%): E’ LA DENUNCIA DELLA COLDIRETTI CHE HA SCELTO L’ORTAGGIO COME SIMBOLO DELLA MANIFESTAZIONE ANTI-SPECULAZIONE OGGI A ROMA

Quando il pomodoro diventa passata (1,1 euro per una bottiglia da 750 grammi), il prezzo rincara di quasi 20 volte (+1.733%), con l’ortaggio che viene pagato fino ad appena 5 centesimi al chilo agli agricoltori che lo coltivano nel Sud Italia. E’ la denuncia la Coldiretti, che ha scelto il pomodoro come simbolo della manifestazione anti speculazione delle associazioni dei consumatori aderenti a Casper-Comitato contro le speculazioni e per il risparmio (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori), oggi a Roma alla sede Antitrust. “Nelle campagne - sottolinea il presidente della Coldiretti Sergio Marini - si segnalano ritardi, mancato invio dei mezzi di trasporto, “ricatti” commerciali e clausole vessatorie che costringono i produttori ad accettare prezzi vicini a quelli riconosciuti per il pomodoro cinese, nonostante un’annata caratterizzata da una produzione contenuta del 10% con ottime caratteristiche qualitative”.

Quest’anno il pomodoro nelle campagne del Meridione viene pagato ai coltivatori fino al 29% in meno sul 2009, “per colpa di operatori senza scrupoli che - aggiunge il presidente della Coldiretti - approfittano del proprio potere contrattuale per sottopagare il raccolto, altrimenti destinato a marcire nei campi”. A rischio, per effetto dei comportamenti speculativi e delle distorsioni di filiera, sottolinea la Coldiretti, ci sono il reddito e l’occupazione nelle 8.000 aziende italiane che su 85.000 ettari di terreno coltivano pomodoro da destinare alle 173 industrie nazionali dove trovano lavoro 20.000 persone.

“Un danno anche per i consumatori - continua la Coldiretti - che non beneficiano di nessun risparmio e che invece rischiano di pagare come italiano il concentrato di pomodoro importato dalla Cina i cui arrivi sono praticamente quadruplicati (+272 %) in Italia negli ultimi 10 anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico. Dalle navi - denuncia la Coldiretti - sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Il quantitativo che sbarca in Italia dalla Cina dovrebbe superare a fine anno i 100 milioni di chili e corrisponde a quasi il 15% della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione realizzata in Italia”.

Non solo, perché, secondo la Coldiretti, oltre ad essere una delle componenti base della dieta mediterranea, il pomodoro è anche il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che si stima consumano in famiglia circa 550 milioni di chili di pomodori in scatola o in bottiglia. “Ogni famiglia - spiega la Coldiretti - durante l’anno acquista almeno 31 kg di pomodori trasformati e, a essere preferiti, sono, nell’ordine, i pelati (12 kg), le passate (11 kg), le polpe o il pomodoro a pezzi (5 kg) e i concentrati e gli altri derivati (3 kg)”. L’estensione a tutti i derivati del pomodoro dell’obbligo di indicare l’origine del pomodoro utilizzato nelle conserve, una stretta nei controlli sulle importazioni del pomodoro cinese, penalizzazioni per le industrie e le organizzazioni dei produttori responsabili di comportamenti scorretti, una più stringente definizione dei contratti e un marchio etico per il made in Italy che li rispetta, sono alcune delle proposte formulate dalla Coldiretti.

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