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QUANDO IL RISCATTO DOPO (E DENTRO) IL CARCERE PASSA PER L’AGRICOLTURA E L’ENOGASTRONOMIA: LA MAPPA DELLE INIZIATIVE “GOLOSE” DI REINSERIMENTO NELLE CARCERI DEL BELPAESE. E I PRODOTTI SONO “IN VENDITA” SUL SITO DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Agricoltore biologico, panettiere, pizzaiolo, viticoltore e persino apicoltore. Ai detenuti nelle carceri italiani si offre sempre più la possibilità di una formazione in campo agricolo e alimentare per favorire il riscatto sociale e un inserimento lavorativo al termine della pena. Dalla crema spalmabile al pistacchio “Dolci libertà”, realizzata nel laboratorio di pasticceria artigianale della Casa Circondariale di Busto Arsizio, alla falanghina biologica “Fresco di galera” prodotta nella casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, i prodotti da gustare realizzati dai detenuti sono molteplici, e trovano spazio su una “vetrina on line” sul sito del Ministero della Giustizia (www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_21.wp) dove è pubblicato anche l’elenco dei punti vendita per chi vuole comprarli.
“Vi si trovano - spiega il Ministero - prodotti enogastronomici di nicchia, legati al territorio e con caratteristiche tipiche e tradizionali come i formaggi e l’olio delle colonie sarde, il vino di Velletri e i dolci di Siracusa. Nella vetrina sono presentati anche articoli di alta qualita’ artigianale, dalla pelletteria alla cartotecnica”. “Tutte le esperienze messe in campo - riscontrano i direttori degli istituti di pena coinvolti - sono positive, con un coinvolgimento totale dei detenuti e l’impegno premiato da una qualità eccellente”, tanto che alcuni prodotti sono citati dalle guide gastronomiche, come nel caso dei panettoni artigianali “i dolci di Giotto” realizzati nel carcere di Padova. Nel 2012 sono stati 63.000 i panettoni sfornati dai 30 detenuti pasticceri, declinati in 7 versioni (l’ultima quella al Moscato di Pantelleria Kabir, realizzato con l’azienda Donnafugata), con un incremento del 15% rispetto alla produzione 2011. Anche Papa Ratzinger ne ha voluti 300 pezzi. I detenuti pasticceri hanno un contratto, quello nazionale delle cooperative, e ricevono un regolare stipendio. Si calcola inoltre che dopo l’impiego nel settore agro-alimentare il tasso di recidiva negli ex detenuti crolli al 2%, contro l’80% normalmente stimato. Per brindare a una nuova vita e’ inoltre partito di recente il progetto “Frescobaldi per Gorgona”, nato dalla collaborazione tra la Direzione della casa di reclusione di Gorgona e l’azienda toscana Marchesi de’ Frescobaldi. Il risultato é “Gorgona”, un vino bianco a base di vermentino e ansonica. L’imprenditoria privata si dimostra attenta al sociale anche nel caso della scuola permanente per pizzaioli voluta nel carcere minorile di Nisida dalla catena campana di pizzerie “Fratelli La bufala” diffusa in tutto il mondo. Per i minori sottoposti a misure penali, l’opportunità di un’occupazione in campo agroalimentare può essere particolarmente “ghiotta”. A questo proposito l’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) ha attivato orti biologici a cui sono dedicati i ragazzi degli Istituti Penali per Minorenni di Palermo, Roma, Pontremoli (Macerata), l’Aquila, Airola (Benevento), oltre alla comunità di Borgo Amigò di Roma. “Il lavoro in agricoltura per le sue caratteristiche di flessibilità e multifunzionalità e per il rapporto che implica con l’ambiente ha rivelato un alto potere di auto responsabilizzazione: prendersi cura di piante e animali aiuta a prendersi cura di sé - ha dichiarato Anna Ciaperoni, responsabile agricoltura sociale di Aiab”. Infine, anche il miele addolcisce le pene, con il progetto di “Apicoltura Casentinese” che fornirà arnie, sciami, attrezzature e formazione alla cooperativa “aManiNude” attiva nel reinserimento sociale di ex detenuti ed ex tossico dipendenti.
Fonte: Ansa (Cristina Latessa)

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