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QUERELLE CIOCCOLATO: L’UE METTE IN MORA L’ITALIA PER IL RITARDO DELL’INDICAZIONE DI OGNI TIPO DI GRASSI NELLE ETICHETTE DEL CIOCCOLATO. COLDIRETTI: “L’UE METTE IN DIFFICOLTA’ IL MADE IN ITALY”. ADOC: “PRONTI A RICORRERE A CORTE GIUSTIZIA”

Non Solo Vino
Querelle sul cioccolato

L’Italia è stata messa in mora dall’Unione Europea per pubblicità ingannevole sull’etichetta “cioccolato puro”: sotto accusa la normativa nazionale che permette ai produttori di cioccolata di scrivere “cioccolato puro” sulle etichette dei prodotti che non contengono oltre il 5% di grassi vegetali diversi dal burro di cacao, normativa che per l’Ue può indurre in errore il consumatore. A sentenziare l’illegalità è una sentenza del 25 novembre 2010 della Corte di Giustizia europea, e da quel momento i produttori avrebbero dovuto indicare in etichetta ogni percentuale di grassi compreso il burro di cacao, ma entro 24 mesi per l’Italia e dunque troppo tardi per l’Europa che, il 6 dicembre, ha messo in mora il Belpaese. E mentre la Coldiretti sottolinea che “il fatto che l’Unione Europea ostacoli il cioccolato puro di cacao dopo aver aperto al formaggio senza latte e al vino senza uva è l’evidente dimostrazione di un comportamento contraddittorio che spesso mette in difficoltà i prodotti del made in Italy”, l’Adoc è pronta a rivolgersi anche alla Corte di Giustizia di Bruxelles.

“L’Europa vuole il formaggio senza latte, il vino senza uva, l’aranciata senza arancie ma non vuole il vero cioccolato italiano - dichiara Carlo Pileri, presidente dell’Adoc - senza dimenticare il divieto imposto sulla frittura di paranza e la decisione della Ue dello scorso marzo di eliminare i profili nutrizionali relativi ai grassi, agli zuccheri e al sale degli alimenti. Sono tutti interventi che dimostrano come l’Unione Europea sia capace solo di far prevalere la logica delle grandi multinazionali a discapito dei diritti dei consumatori e dei prodotti italiani. Come consumatori siamo vicini ai produttori delle nostre specialità enogastronomiche, in difesa della qualità del made in Italy, siamo pronti a rivolgerci anche alla Corte di Giustizia di Bruxelles”.

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