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Brunello a quattro stelle … Alex Zanardi ha disegnato la piastrella che celebra in anteprima l'annata 2018... Con la piastrella collocata sul muro del Comune di Montalcino disegnata da quel grande personaggio dello sport (e della vita) che è Alex Zanardi si sono chiuse le anteprime dei grandi rossi toscani nel segno del Brunello. Quattro stelle (su 5) all’annata 2018 - che debutterà nel 2023 - mentre vanno in commercio il Brunello 2014, la Riserva 2013, il Rosso di Montalcino 2017. “Il millesimo 2014 è stata una vera e propria sfida che, grazie all’impegno congiunto di produttori ed enologi, oggi possiamo dire essere stata vinta sul mercato”, ha commentato il presidente del Consorzio Patrizio Cencioni. Perché il 2014, con le sue difficoltà climatiche, ha comportato una riduzione della produzione attorno ai 6 milioni di bottiglie, circa un 30% in meno rispetto allo standard. “Solo l’ottimo lavoro in vigna e in cantina ha portato il prodotto finale all’altezza della fama del Brunello”. A tenere banco quest’anno il tema dei prezzi, leit motiv comune ai grandi rossi italiani, che si è rincorso da una anteprima all’altra, dal Barolo all’Amarone, al Chianti classico al Nobile e infine al Brunello. Tutti ‘pezzi da novanta’ del nostro olimpo enoico, che esportano dal 70 all’80 per cento della produzione, che temono una frenata sui mercati esteri per il rallentamento dell’economia europea, più Brexit e possibili dazi Usa. E che guardano i grandi rossi francesi (Borgogna in primis, e anche Bordeaux) volare verso quotazioni stellari mentre i nostri spuntano un prezzo all’export che è quasi la metà di quello dei francesi senza che la qualità abbia nulla da invidiare a quella dei cugini d’Oltralpe. È l’eterno derby enoico Italia-Francia che si ripropone, supportato da una indagine di Nomisma Wine Monitor secondo cui il divario coi francesi si allarga nei rossi Dop, coi francesi a quota 9,14 euro al litro, e gli italiani a 5,52. Ed il confronto tra le grandi regioni del vino dei due Paesi è ancora più penalizzante per noi: i grandi rossi di Borgogna spuntano in media 25,5 euro al litro, quelli di Bordeaux (produzione molto più grande) 12,05 euro. Il Piemonte, prima regione italiana in questo senso, esporta a 9,12 euro al litro, la Toscana a 6,89, il Veneto a 5,75. “D’altra parte, in Francia la produzione di vino di qualità ha una storia plurisecolare, e c’è una struttura diversa”, sottolinea Jerome Gautheret, corrispondente dall’Italia per “Le Monde”, e produttore in Borgogna con l’azienda di famiglia, Maison Louis Latour. Produrre meno, essere intransigenti sulla qualità, e saperla raccontare come sistema Paese, questa la soluzione possibile. Anche perché, in fondo “sono la storia e le storie, e come vengono raccontate, a far sì che una bottiglia di grande vino si venda a 50 o 500 euro, non di certo il costo di produzione” commenta con Winenews.it Giampiero Bertolini, ad della Tenuta Greppo Biondi Santi, la “culla del Brunello”, oggi di proprietà del gruppo francese Epi. “C’è una prateria da prendere - aggiunge Bertolini - ma si deve capire come. La qualità dei vini è indiscussa, ma non siamo capaci di creare quel differenziale di valore che sarebbe legittimo. Le aziende si fanno crescere con il valore delle singole bottiglie, non con il numero delle bottiglie”.

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