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Quotidiano Nazionale - Best of Vino

“I giovani. amano le bollicine E c’è il boom dei vini autoctoni” … Alessandro Regoli, direttore di WineNewsit “Il bio crescerà ancora”... Stili, tendenze, notizie vere e rumors. Vinitaly è un crogiuolo, dove il mondo del vino viene frullato. Facciamo chiarezza con Alessandro Regoli, direttore di WineNews.it che è un po’ l’Ansa del Belpaese enoico.
Partiamo seri: cosa chiede il mondo del vino al nuovo futuro governo?
“La trattativa sulla Pac e le sue risorse e le nuove regole sulle informazioni nutrizionali in etichetta in Ue; l’Ocm vino e l’accesso alle risorse per la promozione nei Paesi terzi; i decreti attuativi del Testo Unico del Vino e della legge sull’enoturismo, un regista unico che coordini le diverse realtà vitivinicole del Paese per la promozione nel mondo, ma anche contro frodi e falsificazioni”.
Export da record, è vera gloria?
“Nel nuovo record dell’export del vino italiano (5,9 miliardi di euro) c’è tanta bollicine-mania (+ 240% i consumi negli ultimi lo anni), mai grandi rossi continuano, intramontabili, ad ammaliare appassionati e collezionisti del mondo nelle aste enoiche internazionali. In Italia? I consumi continuano a crescere, con i vini bianchi in testa specie fra i più giovani”.
Autoctoni, è consacrazione?
“Dipende. Se il Sangiovese, saldamente al primo posto, e vitigni come la famiglia dei firebbiani, il Cataratta ed il Montepulciano, con una vera e propria esplosione di richieste per il Glera e il Pinot Grigio, guidano il borsino di WineNews delle barbatelle più vendute in Italia, ci sono anche autoctoni che, tra richieste di vini meno alcolici e nuovi trend di consumo, perdono posizioni. In testa tra i vitigni internazionali ci sono invece Merlot e Chardonnay, seconda e quarta varietà di uva più coltivata al mondo, ed il Cabernet Sauvignon, in assoluto la prima”.
Bio, moda o che?
“Continuerà. In Italia abbiamo il vigneto più bio del mondo. Ormai gli ettari convertiti o in fase di conversione al biologico sono pari al 15-16% della superficie viticola complessiva della Penisola, per un totale di circa 100.000 ettari”.
Nuovi mestieri: il wine stylist...
“È la nuova figura professione chiamata dalle aziende per da quel tocco di originalità, appeal personalizzazione a vini che il cosiddetto “gusto internazionali” ha omologato. Il suo orientamento nel profilare vini importanti può guidare nella scelta degli stili enoici più vivaci e che fanno tendenza”.
Il vino nasce in ambienti “meticci”...
“Una nostra inchiesta ha messo in luce come in tanti territori del vino italiano la presenza degli stranieri sia più alta della media nazionale, impiegati in tutti i rami della produzione, dal vigneto all’hospitality, nel segno dell’integrazione che riesce grazie al vino. Una case history? Il Brunello è frutto di una grande contaminazione culturale tra popoli di ben 70 diverse nazionalità, persone che vivono e lavorano nel territorio di Montalcino, dove la presenza degli stranieri è pari al 16,51% sul totale della popolazione (su 5.919 abitanti, 977 sono stranieri), il doppio della media italiana (8,4%)”.
Nuovi territori emergono...
“C’è un’Italia del vino “underdog” dietro alle grandi e storiche denominazioni. Fenomeni ormai consolidati come l’Etna in Sicilia, ormai una vera piccola star; il ritorno delle Marche col Verdicchio; dal Primitivo in Puglia alla riscossa dell’Irpinia in Campania, dal Soave al Lugana in Veneto fino alla Barbera e alla nouvelle vague dell’Alta Langa e del Gavi in Piemonte, solo per fare alcuni esempi della enodiversità italiana, che ci rende unici agli occhi del mondo”.
Mercato interno, i consumi stanno al minimo.
“Si però continua la crescita dei consumi in enoteca, con un aumento delle vendite stimato tra il 10 e il 20% nel 2017 sul 2016, con una spesa media a bottiglia tra 10 ed i 15 euro. E non è mai stato così in salute anche il rapporto tra vino e ristorazione, con carte dei vini più varie, ampie e complete e clienti sempre più informati”.

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