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RAMADAN A “LONDRA 2012”: DILEMMA DI 3.000 ATLETI MUSULMANI. IL DIGIUNO CADE NEL BEL MEZZO DELLE OLIMPIADI E GLI ATLETI SI DIVIDONO: CHI INTERROMPERÀ IL DIGIUNO, CHI LO RIMANDERÀ E CHI SI APPELLA ALLE AUTORITÀ ISLAMICHE. SUL WEB SI APRE IL DIBATTITO

Ramadan a Londra 2012: se sport e corretta alimentazione vanno di pari passo, è dilemma per 3.000 atleti musulmani. Il periodo di digiuno previsto dal 20 luglio al 18 agosto cade proprio nel bel mezzo dei Giochi Olimpici, di scena a Londra dal 27 luglio al 12 agosto, e gli atleti si dividono fra chi interromperà il digiuno, chi lo rimanderà e chi invece si appella alle autorità islamiche per fare una scelta. Intanto sul web si apre il dibattito: con i musulmani che vedono questa coincidenza di date come un fatto poco rispettoso dell’Islam e chiedono ai Paesi musulmani di fare pressioni sul Comitato Olimpico per cambiare le date dei giochi.

Si annunciano, dunque, disagi per gli atleti musulmani che parteciperanno alle Olimpiadi di Londra, dato che l’evento avverrà in concomitanza con il mese di Ramadan in cui il mondo islamico digiuna dall’alba al tramonto. La dieta di un atleta si sa è molto importante e ha ripercussioni sulle prestazioni in gara e quindi per questa occasione gli oltre 3.000 atleti musulmani che parteciperanno ai Giochi Olimpici saranno costretti a dover scegliere fra la norma religiosa dell’Islam che richiede il digiuno, e vieta anche di bere acqua, o nutrirsi e dissetarsi per ottimizzare le prestazioni. “I nostri atleti sono abituati a questo - sottolinea Saeed Abdul Ghaffar Hussain, segretario generale del Comitato Olimpico Nazionale degli Emirati Arabi Uniti - se segui la religione, in alcuni casi è consentito rompere il digiuno, compensando poi in momenti successivi. È una questione individuale, alcuni preferiscono continuare il digiuno”.

L’atleta britannico musulmano Mo Sbihi, che gareggerà nel canottaggio, dichiara di essere pronto a posticipare il digiuno di Ramadan a dopo le Olimpiadi perché non vuole ridurre le sue possibilità di vincere sentendosi affamato e disidratato. “Gareggiare a digiuno è un rischio enorme. Non hai energia e potrei anche collassare durante la gara. Le Olimpiadi sono un’opportunità che ti capita una volta nella vita e io non la voglio sprecare”. Altri atleti invece preferiscono consultare le autorità islamiche prima dei Giochi, come per esempio il nuotatore Obaid Al Jasimi che ritiene che la sua partecipazione alle Olimpiadi sia una missione per il suo Paese e che quindi i religiosi saranno clementi e gli lasceranno fare il digiuno dopo le gare. Sul web invece le discussioni si fanno aspre.

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