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RAPPORTO QUALIVITA/ISMEA 2012: ITALIA LEADER MONDIALE CON 248 PRODOTTI NEL REGISTRO UE. I PIÙ BLASONATI? PARMIGIANO, GRANA, ACETO MODENA. IN UE DOP/IGP/STG PESANO 1,3 MILIONI DI TONNELLATE PER 12 MILIARDI DI EURO. CATANIA: “QUALITÀ IN DNA ITALIA”

Non Solo Vino
Il Parmigiano Reggiano, il più blasonato

Con 248 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 154 Dop (Denominazione d’origine protetta), 92 Igp (Indicazione geografica protetta) e 2 Stg (Specialità tradizionale garantita), e 84.000 aziende coinvolte, ancora una volta, l’Italia si conferma leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate: a dirlo, il Rapporto Fondazione Qualivita Ismea 2012 sulle produzioni agroalimentari italiane Dop, Igp, Stg, di scena oggi a Roma. All’edizione n. 10, il Rapporto di Qualivita-Ismea, realizzato per il Ministero delle Politiche Agricole in collaborazione con Aicig (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) e Università Sapienza di Roma, mette in evidenza anche che in Europa quello dei prodotti agroalimentari d’eccellenza interessa un volume prodotto di quasi 1,3 milioni di tonnellate e un fatturato al consumo di quasi 12 miliardi di euro. Il Rapporto ha stilato anche una sorta di classifica dei prodotti italiani più blasonati, rilevati dai dati della produzione 2011: al primo posto c’è il Parmigiano Reggiano Dop, al secondo il Grana Padano ex-aequo con l’Aceto Balsamico di Modena.
Per il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, la qualità è “nel dna della politica agricola italiana” ed il sistema delle produzioni agroalimentari italiane Dop, Igp e Stg è “una realtà fatta da molti prodotti, dalla piccola denominazione dai grandi numeri economici, a quelle che stentano ad emergere, ad altre ancora ad encefalogramma piatto accanto alle grandi e proprio questa grande varietà impone una strategia di promozione diversa caso per caso”. Secondo il Ministro non basta solamente far conoscere il logo comunitario “ma i singoli produttori, sulla base delle loro esigenze, devono fare azioni di promozione insieme agli enti locali, perché non c’è un’unica formula ma tante quante sono le realtà da spingere. Quanto invece al pericolo di inflazione del sistema delle attuali 248 denominazioni italiane, secondo Catania non c’è alcun rischio. “Se un prodotto ha una scarsa commercializzazione è semplicemente stato fatto uno sforzo amministrativo inutile che poteva essere evitato, ma non vedo alcun danno ai sistema delle denominazioni”.
Proprio dal punto di vista dei prodotti, nella classifica del Rapporto Qualivita-Ismea, il Parmigiano Reggiano ha fatto registrare un fatturato al consumo di 2,29 miliardi di euro (+15% sul 2010) e il secondo posto nelle graduatorie del fatturato alla produzione sul territorio nazionale, con 922 milioni (+19%), e da export, con 435 milioni (+12,4%). Il Grana Padano ha raggiunto un fatturato alla produzione di 946 milioni (+21%), e di 1,49 miliardi al consumo (+7%) condividendo la seconda posizione con l’Aceto Balsamico di Modena Igp che ha fatto rilevare ottime performance dell’export (240 milioni, +23%) e del fatturato al consumo (433 milioni, +7%). Scende invece (-57%%) il fatturato alla produzione sul mercato nazionale che si assesta a 20 milioni di euro.
Ottime performance anche per il Prosciutto di Parma Dop, al quarto posto insieme alla mela dell’Alto Adige, con 693 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 2.094 milioni di euro di fatturato al consumo e 299 milioni di euro di fatturato all’export. La Mela Igp Alto Adige ha invece fatto registrare ottimi numeri sull’export, con un fatturato pari a 110 milioni di euro e una quantità esportata pari al 55%.
Il Gorgonzola Dop evidenzia buone performance economiche, con 167 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 500 milioni di euro di fatturato al consumo e 82 milioni di euro di fatturato export. Stesso discorso per la Mozzarella di Bufala Campana Dop, rispettivamente 214, 558 e 75 milioni di euro, il Prosciutto di San Daniele Dop rispettivamente 249, 685 e 54 milioni di euro, la Mortadella di Bologna Igp, rispettivamente 193, 441 e 30 milioni di euro, e la Bresaola della Valtellina Igp rispettivamente 192, 447 e 23 milioni di euro.
Ma oltre alle produzioni classiche, si sono affacciati alla ribalta anche nuovi prodotti registrati in Italia e in Europa nel 2012. Nel Bel Paese sono stati 9: la Carne Fresca Cinta Senese, i formaggi Squacquerone di Romagna e Nostrano Valtrompia, l’Olio Extravergine di Oliva Vulture, gli ortofrutticoli Ciliegia di Vignola, Uva di Puglia, Susina di Dro e Limone di Rocca Imperiale e, nella categoria altri prodotti, il Sale Marino di Trapani. Hanno invece toccato quota 1.137, con 556 Dop, 543 Igp e 38 Stg le registrazioni europee con 60 nuove registrazioni rispetto al 2011.
In generale, per quanto riguarda le produzioni sono aumentate quelle per aceti balsamici (+7%) e olio extravergine (7,6%), calano invece i formaggi (-1,7%), stabili ortofrutta, cereali e prodotti a base di carne.
Il comparto delle Dop e Igp, pertanto, sta godendo di ottima salute, anche se a tassi meno importanti degli anni passati. La produzione certificata si è mantenuta pressoché costante nel 2011 (+0,2%), dopo i diffusi aumenti registratisi nel quinquennio precedente, con le sole parziali eccezioni del biennio 2008/2009. Le stime dei valori di mercato del comparto delle Dop e Igp nel 2011 rappresentano un giro d’affari potenziale di 6,5 miliardi di euro alla produzione mentre, per quanto riguarda il valore al consumo, la valorizzazione potenziale si assesta su 11,8 miliardi di euro, di cui 8,5 sul mercato tricolore.
Un risultato positivo, nonostante la crisi e la difficoltà del contesto socio-economico dove ormai è consolidato il calo dei consumi alimentari, le produzioni italiane a denominazione di origine fanno emergere le loro caratteristiche positive. I dati produttivi sono in aumento, se confrontati ad altri settori. Il 2012 conferma che il tema dei prodotti Dop/Igp non è più solo una questione italiana e francese. Con le 60 nuove registrazioni ed un totale di 1.137 prodotti registrati, il tema della qualità agroalimentare interessa appieno tutte le 27 nazioni dell’Ue così come altri Paesi del mondo: Cina, Vietnam, Colombia e India.
Ma i risultati positivi del Bel Paese, sottolinea la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, “non devono distogliere l’attenzione dal fatto che oggi oltre l’80% del fatturato totale del comparto è legato ancora a poche denominazioni, tra cui appunto il Parmigiano, il Grana, il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele. Per questo - osserva la Cia - ora è necessario sviluppare le tante certificazioni meno conosciute ma suscettibili di forte crescita, organizzando le filiere e incrementando Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, che devono poter intervenire anche nella programmazione della produzione (attualmente possibile solo per il settore lattiero-caseario). Tanto più che adesso il “Pacchetto Qualità”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea (GUCE), rafforza le tutele almeno in Ue ed amplia l’orizzonte della qualità regolamentata includendo prodotti di montagna, prodotti di fattoria, prodotti delle isole”. Anche perché, sottolinea Stefano Berni, direttore Consorzio di Tutela del Grana Padano Dop e vice presidente Aicig, “la qualità dei nostri prodotti è un valore fondamentale da difendere, pertanto è necessaria una collaborazione tra diverse realtà che hanno come obiettivo comune quello di considerare le problematiche legate alle produzioni di qualità, ognuno nel rispetto delle proprie competenze”.
Il Ministro Catania ha ricordato infine “quanta strada abbiamo fatto dagli inizi degli anni ‘90 rispetto alla qualità e alle denominazioni d’origine e ricordo che erano in pochi quelli disposti a crederci. Avevamo un numero ristretto di denominazioni presenti nella realtà economica ma non si aveva ancora la percezione di quanto potesse essere importante per la politica dell’agroalimentare italiano, sempre più orientata verso la qualità. In sede europea abbiamo portato avanti una battaglia per arrivare all’approvazione del regolamento di protezione delle denominazioni d’origine e in più momenti l’esito del negoziato è stato incerto ma alla fine ci siamo riusciti. La soddisfazione per quanto è stato fatto finora - ha aggiunto il Ministro - non ci deve far dimenticare che c’è ancora molto da lavorare: dobbiamo, sul piano interno, consolidare il contrasto all’illecito; sul piano comunitario, invece, batterci sempre di più per avere, da un lato, una regolamentazione più adeguata e, dall’altro, affinché l’Unione Europea in sede internazionale, nel complesso dei negoziati con i Paesi terzi, affermi sempre di più la priorità di un sistema di tutela delle denominazioni d’origine”. Sul fronte della lotta alla contraffazione e alle imitazioni il Ministro Catania ha ricordato che “una parte determinante del lavoro è stato effettuato dalle forze di polizia, in particolare dal Corpo Forestale dello Stato e dall’Icqrf, l’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione delle frodi, che si sono rapportate alla questione assumendola come una problematica di carattere economico estremamente rilevante per gli effetti che ha sul mercato e sui produttori”. Infine, il Ministro ha concluso dicendo che “il percorso intrapreso sul fronte della qualità e delle denominazioni d’origine continuerà ad essere seguito qualsiasi sia il quadro politico post elettorale e chiunque sia a capo di questo Ministero. È stato assunto nel dna di quella che è la politica agricola del nostro Paese e sarà perseguito da chiunque sarà al governo dopo di me”.

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