“Il nostro distillato di bandiera, la grappa, ha messo a segno, nel 2003, il record in termini di produzione, toccando i 120.000 ettanidri a fronte dei 105.000 dell’anno precedente. Molto positivo anche l’andamento delle acquaviti d’uva che raggiungono i 6.400 ettanidri contro i 6.000 del 2002 e i 1.500 del 1999. In leggero calo le acquaviti di frutta (da 10.000 a 9.600 ettanidri) mentre decresce drasticamente la produzione di acquaviti di vino da sempre soggette ad andamenti altalenanti (da 100.000 a 75.000 ettanidri). Italianità e naturalità della grappa costituiscono i fattori di successo del nostro prodotto, ma non dobbiamo per questo adagiarci sugli allori”, dice il presidente uscente di AssoDistil, Giuseppe Bonollo.
Secondo Italo Maschio, presidente del Comitato Nazionale Acquaviti e vice-presidente neo-eletto di AssoDistil (Confindustria), “gli industriali del settore non vogliono diffondere la cultura del “bere tanto” ma del “bere bene,” ossia di un consumo consapevole di distillati e acquaviti. I buyer della GDO- precisa - riconoscono alla grappa un ruolo importante, in quanto, nelle sue diverse declinazioni qualitative e tipologiche, garantisce prestigio al punto vendita. Anche nel canale HO.RE.CA le performance della grappa sono positive, vuoi per l’allargamento del target dei consumatori, come i giovani e le donne, vuoi per una maggior espansione territoriale del mercato soprattutto nel sud Italia”.
Le esportazioni di grappa, secondo Marco Bertagni, direttore di AssoDistil, “il decremento registratosi nel 2003 - da 10.713 a 10.068 ettanidri – è principalmente riconducibile alla scarsa diversificazione dei mercati. Il nostro export di grappe dipende infatti in maniera eccessiva da un unico mercato: quello tedesco. Basta una crisi di questo mercato, cosa che si sta verificando, per far flettere drasticamente i volumi di grappa commercializzati all’estero”.
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