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AGRICOLTURA

Recovery Plan, il mondo dell’agricoltura non ci sta e chiede di più: “a rischio transizione green”

Appello di Confagricoltura, Cia/Agricoltori Italiani e Copagri e in vista dell’esame di stasera del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
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Non si fermano le voci di protesta da parte del mondo dell’agricoltura contro il Recovery Plan in fase di definizione da parte del Governo, alla prese anche con una possibile crisi legata proprio a questo: “il taglio di 5 miliardi alla rivoluzione green va contro i principi della Commissione Ue e mette a rischio la rinascita sostenibile dell’Europa, fortemente voluta da Ursula von der Leyen”. Cia/Agricoltori Italiani lancia un grido di allarme dopo “l’attenta analisi dello schema del Recovery Plan all’esame del Consiglio dei Ministri, che prevede una decurtazione rilevante per il rilancio dell’agricoltura in chiave innovativa e green”.
Il taglio di risorse, secondo Cia/Agricoltori Italiani, suscita grandi perplessità, “anche perché il Recovery Plan è già in parte finanziato da fondi strutturali originariamente sottratti alla Pac (Politica Agricola Comune)”. Dopo che lo shock economico del Covid ha riportato all’attenzione l’importanza strategica dell’agricoltura, secondo Cia, ora, una riduzione dei finanziamenti per i progetti del Recovery Fund concessi all’Italia, non permetterebbe di destinare le risorse necessarie allo sviluppo del settore e bloccherebbe ogni ipotesi di crescita, soprattutto nei mercati internazionali. E aggiunge che una conferma dello schema attuale di Recovery Plan andrebbe, peraltro, a scapito del miglioramento delle prestazioni climatico-ambientali delle aziende agricole e dello sviluppo e la valorizzazione dell’economia circolare e della chimica sostenibile. A preoccupare Cia è anche il minore afflusso di fondi indispensabili per la tutela del territorio e per gli interventi sul dissesto idrogeologico e la gestione sostenibile delle risorse idriche. Da qui la richiesta, al prossimo Consiglio dei Ministri, di un intervento perché l’agricoltura italiana sia dotata di tutti gli strumenti economici necessari a una transizione verso modelli più sostenibili, affinché le scelte politiche del Governo rispecchino in pieno l’enunciazione dei princìpi portati avanti dal Green Deal europeo con le strategie Farm to Fork e Biodiversity 203.
Perplessità anche da parte del presidente della Copagri Franco Verrascina che afferma come “appare paradossale che nell’ultima bozza del Recovery Plan, accanto alla positiva e condivisibile previsione di stanziare quasi 70 miliardi di euro per la rivoluzione verde e la transizione ecologica del Paese e oltre 46 miliardi di euro per la digitalizzazione e l’innovazione, tematiche assolutamente rilevanti e non più rinviabili per il futuro dell’Italia, si vadano a ridurre in maniera consistente i fondi destinati al settore primario, che rappresenta a tutti gli effetti un innegabile motore propulsivo del tanto decantato cambio di passo green”.

A poche ore dal Consiglio dei Ministri, convocato per questa sera per l’esame del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Verrascina lancia un appello: “ribadiamo che il settore agricolo può e deve giocare un ruolo determinante all’interno del PNRR in ragione del grande contributo che può offrire al rilancio economico del Paese e al processo di transizione verde e digitale dell’intera economia. Contributo che questo straordinario segmento produttivo ha garantito con grande senso di responsabilità anche durante l’emergenza pandemica legata alla diffusione del Coronavirus e del quale non si non può non tenere conto. Chiediamo pertanto al governo, a partire dalla riunione dell’Esecutivo di questa sera, di rivedere i tagli al capitolo agricolo, inopinatamente operati tra la stesura di una bozza e l’altra, e di fare una scelta di responsabilità, così da non rischiare di andare a vanificare l’importante risultato sul Recovery Fund, raggiunto dopo mesi di lavoro e dopo una lunga maratona di trattative che hanno fatto sì che la quota maggiore di risorse venisse destinata al nostro Paese. Vale la pena di ricordare, infatti, che l’agricoltura, al pari di altri settori, è stata sensibilmente colpita dagli effetti della crisi economica e sanitaria, pur se con modalità differenti tra le diverse filiere; ci appelliamo anche al Parlamento, affinché durante l’iter di approvazione del testo si adoperi per rivedere questi tagli attraverso misure correttive concordate derivanti dal confronto con le parti sociali”.
Copagri ha ribadito la massima disponibilità ad un nuovo confronto sugli interventi di spesa in favore del comparto primario. Chiede di più anche Confagricoltura con il presidente Massimiliano Giansanti che è intervenuto sullo schema di Recovery Plan che stasera sarà al vaglio del Consiglio dei Ministri. “La pandemia ha riportato in evidenza il valore strategico della sovranità alimentare. Ma, per accrescere la produzione agricola interna, ferma al 75% del fabbisogno nazionale, occorre un programma di investimenti ben più ampio di quello previsto allo stato degli atti. Nel complesso - afferma Giansanti - la dotazione finanziaria prevista per l’agricoltura reale, al capitolo 2.1, ammonta a 1,8 miliardi di euro: appena lo 0,3% rispetto alla dimensione economica del contributo dato dalla filiera agroalimentare al Pil, 540 miliardi di euro”. Giansanti ha aggiunto che “a fronte delle risorse destinate al Next Generation EU, si registra una riduzione dei fondi destinati alla futura Politica Agricola Comune, che comporterà un taglio del 10% degli interventi a favore delle imprese agricole italiane. Per far avanzare la produzione interna e la sostenibilità ambientale, occorre puntare sugli investimenti delle imprese del settore, al fine di generare una modernizzazione diffusa che consentirà alle imprese stesse di essere più competitive sui mercati internazionali. Un ruolo centrale va dato alla ricerca scientifica per il contributo che è in grado di assicurare per una valida transizione ecologica”.

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