“Ieri a Benevento, per la presentazione del progetto sulla pizza surgelata ho detto ai dirigenti della Nestlé che faremo in modo di “ricattare” l’azienda: vi sosteniamo ma non vi diamo niente se non usate i prodotti campani”. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, ha così invitato i vertici del gruppo “ad utilizzare per la produzione della pizza da esportare nel mondo i nostri prodotti di eccellenza, quali, mozzarella, olio e pasta”, durante presentazione del progetto che vedrà trasformare lo stabilimento della Buitoni di Benevento in un hub internazionale della pizza surgelata.
Anche Coldiretti rimarca la questione sollevata dal presidente della Regione: con due pizze su tre che sono preparate con ingredienti stranieri, è importante l’utilizzo di prodotti made in Italy per tutelare l’immagine in Italia e all’estero di uno dei prodotti più rappresentativi del Belpaese. Per le materie prime che occorrono, la Nestlè potrebbe stringere accordi di fornitura locali: dalla mozzarella alle farine di grano italiano, dalle passate di pomodoro all’olio extravergine d’oliva, fino alle verdure, ai salumi e a tutto ciò che può servire per realizzare la pizza che andranno a produrre.
In questo modo il progetto per l’hub della pizza surgelata non resterebbe un semplice fatto logistico e di immagine ma porterebbe un reale valore al territorio. Se all’estero il prodotto simbolo del made in Italy è spesso “sfregiato” con ricette improbabili, il problema dell’originalità degli ingredienti riguarda in realtà anche l’Italia dove quasi due pizze su tre servite sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano ucraino.
“Già mettere insieme le parole “pizza” e “surgelata” è una grande sfida - ha aggiunto De Luca - ma parliamo ovviamente dei mercati esteri, perché noi la pizza la mangiamo in pizzeria. Ho però detto ai dirigenti dell’azienda che pomodoro, mozzarella, grano e olio devono essere campani. Tutti gli investitori devono mettere in piedi un circolo virtuoso, una filiera campana che punti sulla qualità dei nostri prodotti”.
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