Dopo la botta d’arresto della scorsa estate, quando la finanza francese mise sotto sequestro 10 dei 24 Châteaux di Bordeaux controllati dall’uomo d’affari cinese Naije Qu, accusato di riciclaggio ed altre frodi fiscali, i capitali di Pechino tornano a confluire verso le aziende bordolesi, con il passaggio di Château Cadillac (15,5 ettari vitati e la possibilità di metterne a dimora altri 9, ndr), per una cifra tenuta ancora top secret, nelle mani del magnate delle telecomunicazioni Mr Chen, che lo ha rilevato dalla famiglia australiana Serisier. Regista dell’operazione, che porta vicino a quota 150 il numero di aziende bordolesi controllate da fondi asiatici (144, con l’incognita delle aziende messe sotto sequestro mesi fa, di cui si è persa, almeno giornalisticamente, traccia, ndr), Vineyards-Bordeaux, immobiliare affiliate a Christie’s International Real Estate, che al magazine Uk “Decanter” ricorda come le tracce della proprietà risalgano addirittura al 1307, quando Edoardo II d’Inghilterra ordinò il primo Barone di Cadillac: ora, un nuovo corso, con la promessa di ulteriori investimenti in proprietà e vigneti. Si fa sempre più forte, così, il legame tra Bordeaux e Pechino, sia in termini di export che di investimenti, su una rotta che il vino italiano fa ancora tanta fatica a percorrere, e chissà che l’accordo sulla “Via della Seta” non apra nuove possibilità, commerciali e finanziarie.
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