Nella top ten mondiale dei ristoranti la cucina italiana non c'è, ma i sapori e gli odori che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole piazzano tra i primi cinquanta al mondo quattro ristoranti. Vista l'agguerrita concorrenza è comunque un buon risultato. Almeno questo è quanto emerge da un'inchiesta della rivista "Restaurant Magazine" che ha interpellato 300 tra chef e critici gastronomici di fama mondiale, riportata oggi dal "Times".
Secondo gli esperti, il miglior ristorante in Italia, al 35esimo posto della "Top 50", è "Il Pescatore" di Mantova, una vera e propria istituzione sempre al top delle classifiche italiane. La vera novità, invece, è rappresentata dal "Quattro Passi" di Marina del Cantone, a Massa Lubrense (Napoli), inserito al 38esimo posto. Un piccolo ristorante che grazie alla "nomination" diventa il migliore del miglio d'oro gastronomico sorrentino che comprende tre tra i più rinomati ristoranti italiani: il "Don Alfonso" di "Sant'Agata", la "Taverna del Capitano" di Nerano e appunto il "Quattro Passi".
La tradizione culinaria delle grandi città italiane, invece, è rappresentata dalla storica "Enoteca Pinchiorri" a Firenze (al 44esimo posto) e da "Cecchino dal 1887", ristorante romano nel più romano dei quartieri, Testaccio, al 46esimo posto.
Il top a livello mondiale è un ristorante californiano che in realtà di statunitense ha ben poco, a cominciare dal nome: French Laundry, la "Lavanderia francese", il cui chef e proprietario si è formato oltralpe. Il ristorante è passato dalla terza alla prima posizione scavalcando lo spagnolo "El Bulli", che rimane al secondo posto, mentre la terza piazza è occupata dal regale "Le Louis XV", nel Principato di Monaco, territorio dello chef Alain Ducasse.
Stando sempre all'inchiesta, il meglio della cucina mondiale si trova, comunque, a Londra, dove ci sono ben sette dei cinquanta migliori ristoranti (anche se il primo, "Il Gordon Ramsey", è soltanto al quinto posto); quattro sono, invece, a Parigi, tre a New York, due a Tokio. Citazioni anche per ristoranti di Dubai, Tallin, in Estonia, Nuova Delhi, Barbados e Nairobi, con il "Carnivore" che chiude la lista dei "Top 50". "Vale la pena attraversare il mondo - sostiene la rivista - per cenare in questo ristorante, dove gustare, ad esempio, gambe di zebra, bistecche di giraffa e carne di ippopotamo".
Al di là delle singole realtà nazionali, dallo studio viene fuori anche un fenomeno di portata globale, che riguarda indistintamente tutti i paesi, dalla blasonata Francia agli Stati Uniti, dal Giappone all'India: sempre più spesso i grandi chef abbandonano le metropoli per aprire piccoli e selezionatissimi ristoranti in località rurali sconosciute. Fenomeno che contribuisce di fatto a far crescere il turismo gastronomico, considerato ormai da molti un ottimo affare, ed a portare alla ribalta paesi e borghi fino a ieri dimenticati anche dalle carte stradali. "C'è una tendenza a creare ristoranti di classe mondiale in oscure località rurali - ha spiegato il direttore del marketing della rivista, Thom Hetherington - abbiamo notato che c'è una vera fuga dalle città verso i ristoranti regionali e di campagna e moltissimi chef estrosi hanno capito che piuttosto che competere a Londra, conviene comprare una proprietà in campagna che diventa anche un centro di attrazione del turismo gastronomico".
Un esempio è il "Merchant" House di Ludlow, una cittadina di 9.000 abitanti nello Shropshire, in Inghilterra: sette tavoli per 24 persone attorno ad un focolare e un solo cameriere. Il Merchant è al 14esimo posto della classifica mondiale e ha sbaragliato famosi locali di Londra, Parigi e New York. Il proprietario e chef si chiama Shaun Hill e vive nell'antica costruzione che ospita il ristorante, assistito soltanto dalla moglie Anja. Per chi fosse interessato - durante la settimana, perchè fino a settembre i week end sono già tutti prenotati - una cena completa costa 33 sterline. Un esempio del menu ? Scaloppe con lenticchie e salsa di coriandolo, pesce al vapore con spezie cinesi, costola di agnello con erbette e salsa di vino rosso, creme caramel al moscato con prugne.
(Ansa)
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