Sono 234.000 i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi bloccati dalle misure più ristrettive dell’ultimo Dpcm del Governo, per una perdita di fatturato mensile di almeno 4,6 miliardi e un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino. Lo rivela un’analisi della Coldiretti sull’impatto della nuova mappa della pandemia, che ha disegnato un’area nazionale a tinte rosse e arancioni che interessa 33,7 milioni di persone (oltre un italiano su due, il 56%). La serrata, sottolinea la Coldiretti, si estende a Regioni dove è molto diffuso il consumo alimentare fuori casa e colpisce complessivamente quasi 2 locali su 3 (65%) di quelli esistenti in Italia, compresi, oltre 16.000 agriturismi.
Nelle Regioni dove si registrano scenari di elevata o massima gravità, evidenzia la Coldiretti, sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche è consentita la sola consegna a domicilio e, fino alle ore 22, la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Ma limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale, dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5 alle ore 18 con la possibilità sempre della consegna a domicilio nonché, fino alle ore 22, della ristorazione con asporto.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione, continua la Coldiretti, si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa, conclude la Coldiretti, devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.
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