
E' un rosso, intenso e morbido. Ed ha una "griffe" conosciuta in tutto il mondo. Si chiama Il Borro, il nuovo Supertuscan firmato Ferragamo, il cui esordio sul mercato è atteso per settembre. Prodotto dalla celebre famiglia fiorentina in quella che fino al 1993 era stata l'azienda di Amedeo D'Aosta, a San Giustino Valdarno, Il Borro nasce da vigneti adagiati pigramente su terreni alluvionali, resti di un antichissimo lago, dove fino ad otto anni fa si produceva un normale Chianti colli aretini. Poi, con l'acquisto da parte dei Ferragamo (Salvatore, il figlio di Ferruccio si occupa direttamente dell'azienda) si volta pagina. Spazzati via i vecchi vigneti e collocate nuove piante: una vera "rivoluzione" enologica, i cui effetti si potranno verificare tra poche settimane, quando saranno messe in vendita le 6.800 bottiglie della vendemmia 1999. Il Borro, va detto, ha un "padre" d'eccezione: è un vino infatti nato dall'abilità e dal gusto dell'enologo Niccolò D'Afflitto. "Il segreto? Una grande accuratezza - spiega - in tutto quello che si fa. Come nella moda, tutto qui è estremamente preciso".
Vediamole allora, le caratteristiche di questo vino Igt presentato di recente con successo negli Stati Uniti, dove il nome Ferragamo non ha certo bisogno di spiegazioni. Innanzitutto l'uvaggio: Il Borro è costituito da un 50% Merlot, 40% Cabernet Sauvignon, 10% Syrah e Petit Verdot. Sono vitigni, spiega Gaetano La Spina, tecnico "in loco" dell'azienda aretina, che ben si adattano ai terreni sabbiosi e limosi. La siccità, poi, non costituisce un ostacolo, poiché le vigne sono dotate di un impianto di irrigazione a goccia. I vigneti si estendono su 35 ettari, per il momento la produzione ha interessato 4000-4500 piante (con una resa per ettaro di 13.8 ettolitri); quando tutti gli impianti saranno pronti si arriverà a 250.000 bottiglie annue.
Dopo la cura dei vigneti (protetti anche da fili elettrici dall'attacco dei cinghiali), il passaggio nella cantina è l'altra tappa fondamentale che porta alla nascita de Il Borro. La fermentazione alcolica, una volta che l'uva è stata raccolta a mano, diraspata e pigiata e inviata nel vinificatore, è durata 10 giorni a 30 gradi. Poi la macerazione delle bucce per 22 giorni, infine il travaso nelle barriques di rovere di Alliers dove si è svolta la fermentazione malolattica e la maturazione del vino per 12 mesi. Il Borro è stato imbottigliato il 16 marzo 2001 e per sei mesi segue un ulteriore affinamento. "I vitigni sono stati scelti - sostiene D'Afflitto - tenendo conto della natura dei terreni come il Cabernet che va bene per quelli sabbiosi o il Syriah per quelli argillosi". Quindi prevalenza delle uve bordolesi che possono richiamare certi vini di Bolgheri, ma per il futuro è in cantiere, quando le viti saranno pronte, un Sangiovese in purezza. "Quello che mi ha guidato - continua l'enologo - è stata la vocazionalità del terreno". Ma se la natura del luogo è stata fondamentale, altrettanto lo sono state l'attenzione e la scelta nella raccolta delle uve. "La maturazione - spiega D'Afflitto - ha varie fasi evolutive. Io ho aspettato un po', ho forzato un po' la mano, ed è venuto così un vino non austero, ma molto morbido, intenso, fruttato". Con qualcosa di "americaneggiante", dice con un sorriso il tecnico.
Negli Stati Uniti, però, per il momento, ne andranno poche di bottiglie. Infatti, come spiega il direttore commerciale de "Il Borro", Massimo Oliva, sulle 6.800 soltanto 1.800 partiranno per l'America. Il resto della produzione di questa prima vendemmia saranno riservati alla Toscana e all'Italia. Il costo? Il consumatore potrà trovare il rosso Ferragamo in enoteca a 75.000 lire (prezzo medio) e al ristorante sulle 90.000.
UN BREVE PROFILO DELLA TENUTA IL BORRO
Con il varo de Il Borro, Ferruccio e Salvatore Ferragamo aggiungono un'altra realizzazione alle altre che hanno fatto del borgo medievale un centro agrituristico elegante e immerso nel verde, caratterizzato da restauri rispettosi della storia e dell'arte (come il bellissimo ponte che sovrasta la gola sottostante). La tenuta del Borro, estesa per 700 ettari, ha origini remote: nel medioevo venne costruita una fortezza poi abitata dalla famiglia fiorentina Pazzi, il borgo successivamente fu testimone delle guerre tra Arezzo e Firenze, prima di passare sotto il Granducato della Toscana ed essere acquistato nel secolo scorso da Amedeo d'Aosta. Per arrivare poi ai Ferragamo, una grande dinastia della moda italiana che ha dato nuovo impulso alla vita del Borro. Tutte le case coloniche abbandonate da decenni sono state ristrutturate in armonia con l'architettura rurale, per diventare poi case delle vacanze. Anche il paesaggio è stato vivificato: sono state riportate le mucche di razza chianina che pascolano tranquillamente su estesi appezzamenti, sono stati piantati alberi da frutto ai bordi della stradine a sterro, che come un reticolo attraversano la tenuta, sono stati creati frutteti e nelle vigne si è ripartiti da zero. Degli impianti preesistenti è rimasta solo la cosiddetta "vigna del prete", tutto il resto è stato rinnovato secondo i consigli di Niccolò D'Afflitto. E in autunno verrà posta la prima pietra di una modernissima cantina a tre piani a caduta. Il Borro lancia così la sua sfida ai grandi rossi toscani.
Donatella Coccoli
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