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SALONE DEL GUSTO: “UN SECCO NO AL COLONIALISMO AGROALIMENTARE”. LO DICE FRANCO MANZATO, ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA DELLA REGIONE VENETO

“La conservazione degli habitat e delle specie vegetali, animali, microbiologiche è la vera sfida che il mondo ha oggi di fronte. Sono questi i fattori strategici per risolvere il problema dell’alimentazione delle popolazioni”. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, dal Salone del Gusto di Torino rilancia il suo allarme: “la biodiversità è oggi messa ovunque in pericolo da una sorta di colonialismo agronomico e agroalimentare. In Italia e nel Veneto, nell’ultimo mezzo secolo sono sparite centinaia di specie, vegetali e animali, in nome dell’utile del momento. E’ una deriva pericolosa per tutti, non solo perchè ci priva delle tipicità e delle punte di eccellenza in nome di nome di un’uniformità ritenuta più conveniente. In natura ciò che sparisce non torna più: l’agricoltura non è una fabbrica che si può fermare, abbandonare o convertire in quattro e quattr’otto”.

“La pressione di un agribusiness che priva gli agricoltori dei loro principali strumenti di lavoro, il seme e le sementi, la terra dove piantarli, l’acqua per coltivarli - ha aggiunto Manzato - rischia di impoverire tutti in nome di una economia alla quale non interessa guardare lontano, che non pensa di piantare alberi di cui fruiranno i nostri nipoti, ma guarda a quanto può guadagnare oggi. In questa logica gli imprenditori agricoli rischiano davvero di venire annichiliti, di diventare da imprenditori a salariati di fatto, senza neppure la possibilità di contrattare il costo del loro lavoro. E noi rischiamo di fare la fine degli abitanti di Metropolis”.

“Agribusiness, Agropirateria, Agromafia: il vocabolario si arricchisce di termini preoccupanti che esprimono un nuovo “inquinamento” senza ritorno. Per quanto mi riguarda – ha concluso Manzato - intendo tutelare la biodiversità del Veneto, che ha dato vita ad una agricoltura capace di soddisfare ogni esigenza dei consumatori e le aspettative economiche degli agricoltori. Non si fa massa critica uniformando le produzioni ma organizzando l’offerta. L’uniformità, la standardizzazione, la perdita di produzioni tipiche e di qualità è una passività economica senza vie di fuga”.

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