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SALONE DEL VINO: IL VIGNAIOLO FRANCESCO BATUELLO VENDE SOLO AGLI AMICI A COSTO ZERO

Non è una trovata pubblicitaria, ma il frutto di un'amicizia. C'è anche chi, tra i vignaioli al Salone del vino, vende il proprio prodotto a "costo zero". Si chiama Francesco Batuello, detto "Batman" dagli amici. E questa la dice lunga su che persona sia e sull'estro che, per sua stessa ammissione, non riesce a contenere.

Un vulcano di idee, ma soprattutto un imprenditore che dal 2001, complice l'eredità di un vigneto da 2,5 ettari nel territorio di Aqui Terme, ha iniziato a produrre il "Piemonte Barbera Vigne Nuove". Tremilacinquecento bottiglie in tutto, di cui un migliaio dono per i tanti amici. "Frequento il mondo del vino e dei ristoranti - spiega - da oltre vent'anni e con la Barbera ho messo a frutto l'esperienza acquisita nel mio girovagare per tutto il mondo". Un'impresa, questa, che ha trovato subito un grande estimatore in un amico, di sempre: Andrea Alciati del ristorante di Guido da Castigliole pluri-premiato dalla Guida de "Il Sole 24 Ore" di Davide Paolini in uscita il 30 novembre.

L'idea è nata quasi per caso: Francesco non voleva vendere il proprio vino all'amico, ma Andrea voleva a tutti costi proporlo nella sua carta. Così "Batman" ha finito con il regalare, come a tanti altri ristoratori amici, la propria barbera e il giovane Alciati ha risposto proponendola alla clientela a "costo zero".

Una novita' assoluta che certo non è passata inosservata. "C'e' chi ne ha approfittato - spiega Andrea - e ha bevuto gratis, ma c'è anche chi ha capito il senso più profondo di questa proposta". Ora nella carta dei vini compare, accanto al nome, il numero "0". Un'esperimento, certo, che però si è rivelato un ottima mossa. Oggi Francesco Batuello, oltre alla notorieta' scaturita da questo esperimento, può contare anche su amicizie d'annata come quella con Gualtiero Marchesi, la cui figlia ha disegnato personalmente l'etichetta di questa Barbera che "gia', prima di uscire - come lui stesso sottolinea - godeva di fama grazie alle molte amicizie nel mondo delle cantine e tra i ristoratori. Questo significa - commenta - che certo, a vendere non avrei problemi, ma io sono, come tutti mi dicono, un fondamentalista e anche in questo ho seguito la mia filosofia. Fin dall'inizio - conclude - ho seguito la linea tracciata dai vini cosiddetti naturali e ho cercato di capire cosa il territorio offrisse".

Ne è scaturito un lavoro attento e scrupoloso che lo ha portato a "nutrire" i due ettari e mezzo di vigna con i propoli prodotti dalla sette arnie di sua proprietà. Tutte cose che, insomma, hanno incrementato la sua notorieta' tra gli addetti ai lavori, tant'è vero che , come lui stesso rivela, avrebbe "potuto vendere tutta la produzione del 2004 a uno svizzero, ma non mi interessava - dice - perchè ci sono, soprattutto, gli amici".

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