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Salumi italiani, via libera all’etichetta con indicazione di provenienza

Coldiretti: decisione storica per sostenere il made in Italy e smascherare carne tedesca e olandese spacciata per tricolore
Coldiretti, MADE IN ITALY, SALUMI, STEFANO PATUANELLI, TERESA BELLANOVA, Non Solo Vino
Via libera all’etichetta con la provenienza dei salumi

Via libera all’etichetta con l’indicazione di provenienza su salami, mortadella, prosciutti e culatello per sostenere il vero made in Italy e smascherare l’inganno della carne tedesca o olandese spacciata per italiana. Una decisione definita “storica” dal presidente Coldiretti Ettore Prandini, presente per la firma del decreto interministeriale all’Assemblea, a Rom, con la partecipazione dei Ministri delle Politiche Agricole Teresa Bellanova e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, con due maxi mortadelle lunghe tre metri, a garantire il distanziamento sociale.
“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al made in Italy - afferma Prandini - l’Italia ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa, anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal”.
Un obiettivo condiviso da gran parte degli italiani: secondo un sondaggio online del Ministero delle Politiche agricole il 93% dei cittadini ritiene importante conoscere l’origine degli alimenti. Il decreto nazionale interministeriale introduce l’indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate, dopo che ha avuto il nulla osta da parte della Commissione Europea, per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno ogni settimana portano in tavola salumi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, ma anche per sostenere i 5.000 allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dalla pandemia e dalla concorrenza sleale.
Si tratta di una misura importante anche per fermare le speculazioni, con i prezzi dei salumi in aumento del 3,5% al dettaglio, mentre secondo un’analisi Coldiretti, dall’inizio della pandemia, le quotazioni dei maiali tricolori si sono quasi dimezzate e scese a poco più di un euro al chilo, mettendo a rischio le stalle e, con esse, la prestigiosa norcineria Made in Italy, a partire dai 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine (Dop) Parma e San Daniele prodotti in Italia. A preoccupare è l’invasione di cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come made in Italy. La Coldiretti stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta a vantaggio di Paesi come la Germania e la “frugale” Olanda ma a discapito degli allevatori del Belpaese.
Il decreto sui salumi, spiega Coldiretti, prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”.
La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. La norcineria, conclude la Coldiretti, è un settore di punta dell’agroalimentare nazionale che contribuisce al prestigio del made in Italy nel mondo grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi di euro.

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