L’accordo tra Unione Europea e Cina per combattere il commercio di prodotti alimentari illegali rappresenta un passo in avanti determinante per garantire la salute dei cittadini europei considerato che quasi la metà (46%) delle notifiche di rischio per la sicurezza alimentare hanno riguardato prodotti importati da Paesi extracomunitari quali la Cina. Lo afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’“accordo di cooperazione per prevenire comportamenti illegali nelle importazioni ed esportazioni di prodotti alimentari” firmato tra il Ministro cinese Li Changjiang e il Commissario europeo Kyprianou.
L’accordo - sottolinea la Coldiretti - pone le basi per evitare il ripetersi di importazioni illegali di alimenti a rischio non rispettosi delle norme sanitarie che si sono ripetutamente verificati anche in Italia con sequestri di prodotti a base di pollo, maiale e pecora, selvaggina, uova di anatra, funghi, tartufi, gamberetti, cozze, vongole, meduse liofilizzate, grappa e pomodoro concentrato che sono stati allontanati dal mercato dalle diverse autorità di polizia.
Un obiettivo considerato importante anche sulla base dell’indagine svolta dalla Coldiretti dalla quale è emerso che due italiani su tre (65%) ritengono che il compito principale dell’Unione Europea sia proprio quello di garantire nei cibi la sicurezza e la trasparenza dell’informazione su qualità, origine e caratteristiche per tutelare la salute e consentire scelte di acquisto consapevoli.
Con l’intesa si prevede anche di velocizzare le istruttorie sanitarie per autorizzare la vendita dei prodotti alimentari che - continua la Coldiretti - hanno fino ad ora ostacolato la presenza di specialità made in Italy sul mercato cinese: dall’ortofrutta al prosciutto fino ai formaggi sui quali hanno pesato vincoli di carattere burocratico, amministrativo e sanitario. L’accordo apre dunque anche importanti prospettive per migliorare la trasparenza degli scambi che - sostiene la Coldiretti - vanno consolidate con un maggiore impegno sul versante della lotta alla pirateria e alla contraffazione che rappresentano una priorità per valorizzare la produzione made in Italy sul mercato cinese dove la presenza di falsificazioni causa danni economici e di immagine compromettendo le opportunità di sviluppo delle specialità nostrane.
Mentre specialità come il parmigiano reggiano o il pecorino romano stentano a sfondare, un’“incursione” della Coldiretti nei supermercati cinesi ha consentito di scovare provolone cheese prodotto negli Stati Uniti, autentico Parmesan australiano, conserva di pomodoro “La contadina nello stile di Roma” di origine californiana (USA), l'olio di oliva extravergine “Romulo” con tanto di lupa del Campidoglio e gemelli in etichetta ma proveniente dalla Spagna e caciotta e pecorino "naturali e italiani" fatti però stagionare dal latte di mucche e pecore allevate nel distretto di Shanghai e confezionati in Cina con tanto di bandiera italiana.
Vanno pertanto incoraggiati - sostiene la Coldiretti - i segnali di disponibilità che vengono dalla Cina che sta invertendo la rotta con il recente ingresso di 20 propri prodotti alimentari ad Indicazione Geografica (Ig) in Origin, il network internazionale per la difesa della qualità del quale la Coldiretti è socio fondatore e che unisce più di cento associazioni provenienti da quasi trenta Paesi dell'Africa, del Sud e Nord America, dell'Asia e dell'Europa con l’obiettivo di giungere nell'ambito dei negoziati internazionali a livello Wto alla costituzione di un registro multilaterale delle indicazioni geografiche per proteggere i prodotti originali dalle imitazioni.
La lotta ai falsi e alle imitazioni che si moltiplicano sul mercato globale a danno dell’identità territoriale dei prodotti sono un vero ostacolo alla crescita sostenibile e - conclude la Coldiretti - devono rappresentare un passaggio fondamentale del negoziato del Wto per garantire un commercio leale e salvaguardare le produzioni tradizionali dalle contraffazioni internazionali, a vantaggio delle sviluppo locale dei Paesi ricchi e poveri.
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