Solo un italiano su sette ha una informazione adeguata sui prodotti biologici. Lo evidenzia un’indagine della Coldiretti, presentata per il Salone internazionale dell'Alimentazione Naturale Ambiente Salute (Sana), evento cult del “bio” (dal 12 al 15 settembre, a Bologna).
In particore, il biologico i cui consumi - secondo le ultime stime - nel 2005 dovrebbero raggiungere il valore di 5 miliardi di euro (quasi il quadruplo del fatturato attuale), è un settore che può contare su oltre 54.000 imprese agricole impegnate nella coltivazione di un milione e 230.000 ettari destinati a foraggio, cereali, olivi, viti, agrumi, frutta, ortaggi e nell' allevamento di 330.000 bovini, 328.000 pecore e capre, oltre 25.000 maiali e 650.000 tra polli e conigli. “Di fronte alla rapida crescita del biologico - sostiene l'organizzazione - è necessario mettere in atto tutte le misure di tutela e di educazione dei consumatori per evitare la commercializzazione di prodotti che richiamano alle produzioni biologiche senza però presentare le necessarie garanzie. Proprio su questo versante - continua - bisogna recuperare molti ritardi salvaguardando in primo luogo, anche nel biologico, l’identità territoriale degli alimenti che deve essere resa nota al consumatore attraverso l’etichettatura, anche per valorizzare il lavoro delle aziende nazionali.
“L’impresa agricola biologica italiana tipo è ampia (21 ettari di superficie), diversificata (nel 6,3% fa coppia con l’attività agrituristica; molte altre volte trasforma in azienda le produzioni biologiche marmellate, torte, vino, formaggi, sottoli e sughi), poco meccanizzata, con elevato impiego di manodopera (nel 46% dei casi fa ricorso a lavoratori a tempo determinato) ed è guidata da imprenditori giovani (due su tre hanno meno di 45 anni), con ridotta esperienza (il 46% ha solo 2-3 anni di gestione), soddisfatti della propria posizione professionale (70%) e per il 20,3% di sesso femminile.
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