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L’OPINIONE

Sandro Bottega: il Prosecco a certi prezzi svilisce un territorio che mira all’eccellenza

Prosecco Doc a 1,99 euro a bottiglia e Prosecco Docg a 2,99 euro a bottiglia. “Qui costi di produzione superiori allo Champagne”
PREZZO, PROSECCO DOC, PROSECCO DOCG, SANDRO BOTTEGA, TERRITORIO, Italia
Sandro Bottega

La questione dei prezzi, per le denominazioni del vino italiano, è una sorta di pietra filosofale: a farli, è il mercato, ma a trarne vantaggi o svantaggi sono viticoltori, produttori ed imbottigliatori. Tutti, perché le filiere poggiano e vivono sul lavoro integrato di ognuna della sue componenti. E allora, quando sugli scaffali dei supermercati spuntano bottiglie di grandi territori, dalle Langhe alla Valpolicella, passando per il Brunello di Montalcino e il Chianti Classico, a prezzi irrisori, la levata di scudi e la condanna è pressoché unanime. Per restare grandi, lo si deve essere innanzitutto sul prezzo medio: il passo indietro di un singolo, in questo senso, rischia di rivelarsi la sconfitta di tutti. E questo però non vale solo per le grandi produzioni rossiste, ma anche per chi fa grandi numeri, come il Prosecco Doc, o bollicine di qualità come il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. Che, non di rado, capita di trovare a prezzi a dir poco stracciati: 1,99 euro a bottiglia per il Prosecco doc e 2,99 euro per il Prosecco Superiore Docg.
Non un caso isolato, come denuncia, con una nota stampa, oggi, Sandro Bottega, a capo della griffe del Prosecco che spopola nei duty free degli aeroporti di tutto il mondo e non solo, ma una vera e propria tendenza, a dir poco preoccupante.

“Non si tratta purtroppo di casi isolati, ma di una tendenza in atto nel mercato italiano e in altri paesi europei che svilisce la denominazione e le eccellenze dei vini che la rappresentano, non permettendo di far crescere la cultura della qualità. Ovviamente - spiega Bottega - nessuno può intervenire in maniera diretta sulle strategie delle aziende, tuttavia la corsa al ribasso del prezzo è una guerra a perdere, che sul medio periodo penalizza tutta la filiera del Prosecco. Infatti per conseguire guadagni immediati, dati da grandi volumi e piccoli margini, si disprezza il lavoro dei nostri nonni e dei nostri padri, che hanno creato il fenomeno Prosecco, e si mette a rischio il futuro delle prossime generazioni e il loro radicamento nel territorio”.
In ballo, c’è il futuro stesso, o meglio il tipo di futuro, che la denominazione vorrà e saprà costruire, come dice ancora Sandro Bottega. “Il fenomeno Prosecco potrà anche avere lunga vita, e ci auguriamo tutti che sia così, ma difficilmente potrà godere di un’elevata immagine se non si interverrà con rigore contro pratiche di prezzo irragionevoli che indeboliscono tutto il sistema. In questo modo si buttano alle ortiche gli sforzi fatti per ottenere il riconoscimento Unesco e per promuovere un territorio e un vino che tutto il mondo ci invidia”.
E poi, c’è da tenere in conto, banalmente, i costi di produzione, che in mote zone crescono a dismisura, fino a superare quelli dello Champagne, almeno a livello medio. “Il paradosso di questa strategia di prezzo sta nel fatto che il Prosecco Superiore Docg, e in misura minore anche il Prosecco Doc, ha un costo di coltivazione e quindi di produzione ben più elevato dello Champagne. Le pendenze dei vigneti dell’area del Prosecco Superiore Docg (specie le rive) - sottolinea l’imprenditore -  richiedono infatti per la coltivazione manuale di un ettaro circa 500 ore di lavoro l’anno, contro poco più della metà dei colleghi francesi, che possono anche utilizzare apposite macchine agricole. Riguardo alla produzione il Prosecco Superiore Docg è gravato dagli elevati costi degli impianti di spumantizzazione, mentre per lo Champagne l’imbottigliamento direttamente in bottiglia permette di operare facilmente senza grandi investimenti in mezzi di produzione. Ma non è solo una questione di costi, ma anche di rischi: un produttore di Prosecco, nel caso di un’annata mediocre, non può fare nulla. Invece il produttore di Champagne, grazie all’escamotage del “liqueur d’expedition”, può correggere la qualità a suo piacimento”
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A questo proposito, aggiunge Sandro Bottega, “non bisogna avere fretta e puntare alle vendite di domani o di dopodomani, ma ragionare sul medio-lungo periodo per costruire mattone dopo mattone un’immagine duratura nel tempo. Invito i ristoranti e i bar che promuovono la qualità a prendere le distanze da chi cerca la scorciatoia del prezzo basso e della qualità approssimativa. Il nuovo Prosecco Rosé ritengo possa rappresentare nel prossimo futuro una pietra miliare per invertire la tendenza. Noi remuneriamo adeguatamente tutta la nostra filiera e il nostro Prosecco viene venduto allo stesso prezzo di alcuni Champagne. Nel mercato Duty Free e Travel Retail da tre anni è il secondo spumante più venduto al mondo dopo una nota maison francese. Questo dimostra che la qualità paga. Un Prosecco che si vende bene traina anche quello di altre cantine, un Prosecco che viene svenduto svilisce tutta la denominazione. Negli ultimi anni abbiamo coinvolto centinaia di giornalisti internazionali in tasting comparati dei nostri prodotti che sono stati sempre apprezzati, anche nel confronto Prosecco vs. Champagne”.

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