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SAVIANO: “DALL’AGROALIMENTARE LE MAFIE GUADAGNANO 50 MILIARDI OGNI ANNO, SOPRATTUTTO GRAZIE ALLO SFRUTTAMENTO DI MANODOPERA AFRICANA, CHE NEI CAMPI PORTA AVANTI LE BATTAGLIE PER I DIRITTI CHE GLI ITALIANI NON FANNO PIÙ”

L’agricoltura, settore portante della fragile economia italiana, diventa protagonista anche in tv, ma non certo per il suo lato migliore. A “Che Tempo Che Fa”, la trasmissione condotta da Fabio Fazio andata in onda ieri sera su “Rai Tre”, Roberto Saviano, ha incentrato il suo monologo proprio sulla filiera agroalimentare, e sulla capacità delle mafie di insinuarsi ad ogni livello, dalla raccolta alla distribuzione, costruendo un business illegale che vale 50 miliardi di euro ogni anno.

Ma è proprio nei campi che le ingiustizie peggiori prendono il sopravvento su qualsiasi diritto basilare, come racconta la storia di un giovane studente camerunense, raccontata dallo stesso Saviano: Ivan Sagnet arriva in Italia qualche anno fa, innamorato del Belpaese fin dai mondiali di calcio del ’90, per studiare al Politecnico di Torino. Perso il lavoro di commesso con cui si manteneva agli studi a causa della crisi economica, nell’estate del 2011 finisce a fare il bracciante a Nardò, in Puglia, impegnato nella raccolta dei pomodori. Qui farà i conti con l’illegalità e con la criminalità organizzata: ai caporali 15 euro per ogni cassetta di pomodori riempita, ai lavoratori 3,5 euro.

Un’ingiustizia che porterà Ivan a fare una cosa mai vista sui campi assolati del Sud Italia, organizzare uno sciopero e contrattare una paga più equa. Una lotta su due fronti, da una parte i caporali spalleggiati dalla mafia, dall’altra ragazzi come lui, terrorizzati dall’idea di perdere anche quel poco che veniva loro concesso. Scappato a Torino, torna dopo pochi giorni per riprendere una protesta che porterà all’istituzione in Italia del reato di caporalato, perché dal campo tutto nasce, anche le cose migliori e peggiori dell’Italia di oggi, ed è nei campi che i lavoratori immigrati trovano quella dignità in grado di renderli, a pieno titolo, cittadini ed italiani.

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