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“SE ANCHE LA GDO COMINCIA A RIFIUTARE I BUONI PASTO, ORMAI CARTA-MONETA, SIAMO AL CULMINE”: E’ L’ALLARME DELLA FIPE, “INFONDATO” PER L’ANSEB (SOCIETA’ EMETTITRICI BUONI PASTO) “PERCHE’ IL MERCATO FUNZIONA: 2,6 MILIONI SONO GLI UTILIZZATORI AL GIORNO”

“Se anche alcune catene della gdo cominciano a rifiutare i buoni pasto vuol dire che la situazione è arrivata davvero al culmine”. È l’allarme lanciato dal presidente Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi Lino Enrico Stoppani, sulla vicenda della distorsione nel mercato sempre più difficile dei tagliandi sostitutivi del servizio mensa. Dura la replica del presidente Anseb-Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto, Sandro Fertino: “non ci risultano situazioni di rifiuto dei buoni pasti, sono state diffuse notizie prive di fondamento. Il mercato sta funzionando normalmente, le informazioni riportate si riferiscono a situazioni pregresse nella grande distribuzione. In molti casi il non utilizzo dei buoni pasto deriva da decisioni in tal senso delle società emettitrici. Quello dei buoni pasto, è un mercato che interessa 2,6 milioni di lavoratori italiani, migliaia di aziende e più di 100.000 tra bar, ristoranti ed esercizi convenzionati”. Ma proprio dall’Anseb, insieme a Fipe, sindacati e consumatori, arriva anche la proposta per difendere il mercato e tutelare lavoratori ed esercizi commerciali: termini di pagamento fissi e inderogabili, criteri di accreditamento delle società emettitrici più stringenti, un’Authority efficace nel controllare e sanzionare le irregolarità del settore.

Ma per il presidente Fipe, “il problema sta nel sistema di aggiudicazione delle gare di appalto dei servizi sostitutivi mensa che trasferisce sulla filiera dei pubblici esercizi tutti gli svantaggi per aggiudicazioni effettuate a valori molto inferiori rispetto al nominale. L’uso del buono pasto inoltre - prosegue Stoppani - ha ormai profondamente tradito il suo principio ispiratore, trasformandolo da titolo di credito mirato a consumare il pasto nell’intervallo di lavoro, a semplice buono spesa utile per comperare di tutto, con evidenti irregolarità anche di natura amministrativa-fiscale. È un meccanismo pericoloso, perché i buoni pasto diventano dei titoli di credito al portatore, equiparabili in tutto e per tutto a carta moneta che però sfugge al controllo della Banca d’Italia. Se non si cambiano alla radice le regole in questo settore ridando valore ad un servizio che va riconosciuto e compensato dai richiedenti e non cannibalizzato come sta succedendo - conclude Stoppani - tanto vale monetizzare in busta paga il valore del buono pasto”.

“Mi sembra che il confronto con tutte le associazioni di categoria, i sindacati e i consumatori, abbia prodotto intendimenti comuni per risolvere i problemi - spiega il presidente Anseb Fertino - la normativa vigente, pur contenendo criteri validi ha il limite di mancare di organicità”. Da qui l’esigenza, secondo l’Anseb, di avere un testo unitario, in grado di tenere in considerazione le esigenze di tutti gli attori in campo: “le società emettitrici, le aziende clienti, i lavoratori dipendenti e, naturalmente, bar e ristoranti affiliati. Con un duplice obiettivo: da un lato costruire un assetto normativo che consenta una vera riorganizzazione del settore, dall’altro difendere il buono pasto e il valore che oggi rappresenta per oltre 2 milioni e 600.000 lavoratori”.

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